(Paolo Danieli) L’Università Federale di S.Maria nello stato del Rio Grande do Sul, in Brasile, ha istituto un corso accademico sulla lingua veneta. 

La notizia la dà il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, che non nasconde la sua soddisfazione per l’accordo sottoscritto tra l’ateneo e lAcademia de ła Bona CreansaAcademia de ła Łengua Veneta.

“Faccio i miei complimenti al professor Alessandro Mocellin, direttore dell’Academia de ła Bona Creansa, che sarà il co-docente di questo eccezionale percorso di studio e grazie al quale la lingua veneta è diventata materia di studio universitario” dice  Ciambetti e spiega che il corso sarà svolto in presenza in lingua portoghese, con esercitazioni e lettorati in lingua Veneta. 

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“L’Università Federale di S.Maria è tra le maggiori del Brasile e la sua emittente radiofonica per anni ha curato e trasmesso trasmissioni in lingua veneta dedicate all’informazione riograndense ma anche alla storia della emigrazione veneta nel Rio Grande do Sul -continua il presidente  Ciambetti- che continua polemicamente:

“Non dimentichiamo che mentre lo stato italiano nega l’esistenza della lingua veneta, in Brasile dal 2014 il governo federale ha definito il ‘Talian, ovvero il veneto-brasileiro come ‘lingua riconosciuta’ e ‘patrimonio immateriale del Brasile’ e mentre l’Unesco, assieme al Consiglio d’Europa, riconosce e inserisce il veneto nel Red Book of Endangered Languages, annoverandolo fra le lingue minoritarie meritevoli di tutela”.

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Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto

E come non dargli ragione?

Non si tratta di politica, di essere leghisti o no. E’ una questione culturale.

Il veneto è una lingua neoromanza. Come l’italiano, il francese, lo spagnolo o il portoghese. Non un dialetto, come è stato fatto credere per spingerne l’abbandono e favorire la diffusione dell’italiano quando era primaria la necessità di creare uno strumento di coesione nazionale. Ma oggi rimane incomprensibile l’avversione al riconoscimento della lingua veneta. Riconoscimento che invece esiste a livello internazionale ed ora anche in Brasile, dove esiste una grande comune età veneta.

Ed ogni volta che ci penso non riesco a non farmi venire alla mente un episodio capitato alcuni anni fa. 

Ero all’Aeroporto di Verona su un volo per Roma in attesa del decollo che tardava. A fianco a me una bella ragazza bionda con gli occhi azzurri che a un certo punto mi chiede in inglese come mai non si partiva. Dopo qualche parola la ragazza sbottò: “ma insoma, quando xe che el parte?!” Sorpreso le chiesi “where are you from?”. Lei mi rispose sorridendo “mi son Brazileira, neoda de taliani. Ma non son bona de parlar talian. A casa ghemo sempre parlà in veneto. Fora in brazileiro”.

Non me l’avesse mai detto! 

Dopo il suo “j’era ora…” al decollo, abbiamo parlato in veneto per tutto il viaggio. Era però, il suo, un veneto diverso dal mio. E non solo perché i suoi avi venivano da una zona diversa della regione.  Era un veneto arcaico. Quello che parlavano a fine ‘800 i nostri contadini partiti per le Americhe in cerca di fortuna. Un veneto con delle parole che non capivo, se non dopo una sua spiegazione.

L’idea di parlare con una persona che vive dall’altra parte del mondo ed ha conservato per più di un secolo la nostra lingua mi entusiasmava. Quasi mi commoveva. Era la riprova di quanto sono importanti le radici. Pensa, ragionavo tra me e me, questi veneti, nonostante siano stati costretti ad emigrare perché la loro patria non era in grado di dare loro da mangiare, anziché avere un rifiuto della loro origine, l’hanno coltivata al punto da trasmettere la nostra lingua attraverso le generazioni. Persone semplici, ma enormemente più colte di tanti sapientoni paludati, perché consapevoli che l’uomo, separato dalle sue radici, dalle sue tradizione, dalla sua cultura, diventa una tavoletta di legno squassata dalle onde dell’oceano.

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Sono questi i pensieri che mi ha suscitato la notizia dell’insegnamento della lingua veneta in quell’Università del Brasile.

Qualcosa che invece qui manca.