(Angelo Paratico) La rivista letteraria Ellin Selae è stata fondata nel 1991, e da allora esce regolarmente con frequenza bimestrale, grazie al gran lavoro di Franco Del Moro e di sua moglie. Abbiamo qui davanti a noi il numero 180. Ellin Selae non ha eguali in Italia e la rende più prossima a certe sofisticate riviste inglesi di fine Ottocento. Le sue pagine sono abbellite da pregevoli xilografie e da disegni surreali. Ogni numero è un volume di circa cento pagine che non diventa ‘vecchio’ con l’uscita del numero successivo o con il passare del tempo, ma lo si può leggere o rileggere anche a molti anni dalla sua uscita. E non solo questo, ogni numero contiene un disegno o una stampa originali e autografati dall’artista che l’ha realizzata. Alcuni di questi artisti sono diventati famosi, rendendo la rivista che contiene il loro disegno una rarità bibliografica. Franco ha pubblicato molti libri, e in questi giorni è in uscita l’ultimo che s’intitola: Alleati del Cielo.

Franco Del Moro
KODAK Digital Still Camera

Gli autori di questo preziose pubblicazioni sono Franco Del Moro e Michela Genoves, sua moglie, i che dalla loro casa di Rivamonte Agordino in provincia di Belluno creano questa pregevole pubblicazione. 

Innanzitutto, perché questo nome, Ellin Selae?

Etimologicamente Ellin Selae è l’acronimo del verso: “Esiste La Luce In Noi, Siamo Esseri Legati All’Eterno”.

Questo verso contorna il logo della casa editrice, e l’ho disegnato io, prendendo un dettaglio da una antica incisione. Ma veniamo al nome. Ellin Selae nacque nella stessa caserma dove Pier Vittorio Tondelli (1955-1991) fece il militare e ambientò il suo romanzo “Pao Pao”: la caserma del III Granatieri “Guardie” di Orvieto. Nel 1987 mi trovavo là per trascorrere il mio anno di servizio (a quei tempi era ancora obbligatorio) e ogni tanto venivo relegato, per un intero giorno e una intera notte, in uno stanzino di metri due per uno vicino alla porta carraia per prendere nota delle targhe degli automezzi che entravano e uscivano dalla caserma. Per vincere la noia scrissi un giornaletto, che piacque ai miei amici e ai commilitoni.

Alleati del Cielo

Oggi, dopo più di 30 anni da quel primo numero “militare”, i computer hanno preso il posto della gloriosa macchina per scrivere e della fotocopiatrice che utilizzavano; la rivista è rilegata e non più pinzata (anche perché non ne potevo più di passare le serate a pinzare giornalini), i lettori sono aumentati ma in proporzione sempre minore rispetto alle spese… eppure… mi hanno chiesto recentemente: “Se tornassi indietro, lo rifaresti?”. Ho risposto: “Il militare no, ma se non fare il militare significa non fare Ellin Selae, allora rifarei il militare anche subito”.

Franco, puoi raccontare ai lettori dell’Adige chi sei e da dove vieni?

La mia storia non è rilevante… sono nato a Bologna, ma da bambino i miei si trasferirono a Milano, e là vissi sino all’età di 30 anni. Avevo un lavoro fisso, sicuro, salariato in quella città che mi è sempre apparsa troppo distante dai mondi naturali che amavo, come la montagna. Così dopo dieci anni di lavoro da dipendente mollai tutto, lasciai Milano e comprai una cascina sperduta nelle colline dell’Alta Langa piemontese. Avevo un progetto: Ellin Selae appunto, a cui diedi vita senza soldi né esperienza, ma che in quel contesto, dove i costi della vita erano davvero bassi rispetto alla metropoli, riuscii a farlo partire e sebbene sia sempre stato alquanto “traballante” è rimasto in piedi sino ad oggi, sorretto più dall’entusiasmo che dalla fortuna. Lasciai le Langhe una decina di anni fa e oggi vivo in montagna, sulle Dolomiti agordine. Tutto qui.

Oltre alla rivista, che assomiglia molto a un libro, pubblicate anche dei libri veri e propri.

E, ci tengo a sottolinearlo, unicamente cartacei. Niente ebook, niente cultura pixellata… solo carta e inchiostro, la migliore tecnologia di sempre per la trasmissione del sapere, e l’unica in grado di attraversare i secoli senza bisogno di alcuna app, né upgrade, né connessione di alcun tipo. Funziona sempre, ovunque e in modo naturale. E in caso di blackout, basta una semplice candela per continuare a usufruirne.

Come va la vostra attività editoriale e che prospettive vedi per i nostri ragazzi? Abbiamo notato che i giovani non mettono più piede nelle librerie, si servono solo di Amazon. 

Come è noto, l’editoria, tutta, è fortemente in crisi, penalizzata dai rulli compressori del mondo digitale. L’avanzata dell’Intelligenza Artificiale asfalterà tutto, soprattutto la creatività e il genio. Fra non molto sarà già tanto se le persone sapranno mettere insieme una frase senza sbagliare i tempi, gli avverbi, le parole… I giovani sono la categoria più a rischio, perché non conoscono il mondo di prima, quello da cui io provengo, e non possono dunque fare confronti. 

In un mondo incerto come non mai, con piccoli conflitti che rischiano di saldarsi in una grande guerra mondiale, che messaggio vorresti dare ai nostri lettori.

Qualcuno ha detto: un mondo migliore non lo si crea evitando il buio, ma imparando a illuminarlo. Il “buio” è tutto ciò che alimenta in noi, sia come individui che come corpo sociale, l’angoscia, la sofferenza, la paura, la violenza.  Scegliere fra il bene e il male, e portarlo nella nostra realtà, è tutto quanto ci viene chiesto di fare, nulla di più, nulla di meno.

Possiamo ancora sperare in un futuro migliore?

Certamente, perché il futuro è ancora tutto da scrivere. Coloro che parlano del futuro si dividono in due categorie: i convinti catastrofisti e quelli genericamente consolatori.

Entrambe queste posizioni sono sostenute da validi argomenti, ma entrambe perdono di vista un punto fondamentale, che è quello che realmente può determinare l’aprirsi di uno scenario piuttosto che un altro. Senza dubbio il Potere ha già pianificato il suo futuro, quello che vorrebbe, ed è convinto che i suoi piani non incontreranno ostacoli, perché loro hanno tutto e controllano tutto: le banche, i governi, i media, controllano cosa respiriamo, cosa mangiamo, cosa guardiamo, cosa compriamo, dove andiamo… e sono convinti che questo strapotere li renda invincibili e intoccabili. Ecco, noi dobbiamo impedirlo.

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Il Potere, ovviamente, considera il popolo un peso morto, spettatore passivo privo di carattere e volontà, incapace di capire e di reagire, a cui si può imporre qualsiasi cosa. 

Ma questo è il loro errore più grave: svalutano quelle forze etiche e morali che siccome non conoscono pensano non abbiano alcun peso nelle sorti del mondo. Sono privi di coscienza, pertanto ritengono che la coscienza sia ininfluente.

Nel presente si sta verificando un’ondata di risvegli senza precedenti nella storia, da cui nascono una consapevolezza e una sensibilità del tutto nuova, che sfugge alla propaganda e al condizionamento ideologico infuso dalle istituzioni, e questa autonomia di pensiero e di giudizio è il tratto distintivo più rilevante della coscienza di quest’epoca.

E anche se così fosse non dobbiamo spaventarci troppo, perché come abbiamo attraversato la crisi pandemica, e oggi siamo qui più forti e consapevoli di prima, al punto che possiamo persino dire: meno male che c’è stata perché così abbiamo aperto gli occhi, allora anche se dovessimo attraversare un altro scenario di crisi facciamolo con la consapevolezza che dopo avremo una visione ancora più chiara di quali sono i sentieri giusti da imboccare e quelli pericolosi da evitare.