«Negli ultimi cinque anni, il numero dei fallimenti e di liquidazione giudiziali aperti ogni anno dal Tribunale di Verona è stato oscillante, ma comunque compreso tra i 150 e i 200 all’anno, senza significative variazioni rispetto al periodo precedente l’entrata in vigore del Nuovo Codice della crisi di impresa. Col Codice, si è invece ampiamente ridotto il ricorso al concordato preventivo e, più di recente, anche quello all’accordo di ristrutturazione dei debiti».

Lo afferma Monica Attanasio, presidente della Seconda Sezione civile del tribunale di Verona, intervenuta al convegno nazionale dellAssociazione Nazionale Commercialisti (Anc) sul tema “Il commercialista: una figura professionale e sociale“, svoltosi alla Camera di Commercio di Verona. Una giornata che ha tratteggiato le nuove sfide della professione, sempre più strategica, in un contesto di crisi d’impresa, anche per accompagnare le aziende del territorio in modo da prevenire la perdita di valore e puntare al risanamento.
«Al contempo – rileva Attanasio – è molto cresciuto il ricorso alla composizione negoziata, che si svolge prevalentemente fuori dalle aule del tribunale, nonché alla procedure di sovraindebitamento, le quali riguardano principalmente consumatori e imprese minori nonché imprese agricole».

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Il contesto veronese

Uno scenario, quello veronese che, secondo i dati aggiornati a gennaio 2025, registra una contrazione delle imprese artigiane attive nella provincia di Verona (23.278, con un calo di 1.408 unità, pari a -5,1% nel biennio 2023-2024), in linea con la media regionale veneta.

Verona resta una delle province trainanti del Veneto in agricoltura (1 miliardo di valore aggiunto, 30% del totale regionale) e nel reddito pro capite. L’occupazione manifatturiera e artigianale è attesa in crescita dell’1-1,5% annuo, ma in un contesto di riduzione del numero complessivo di imprese. Il problema più urgente è il ricambio generazionale: secondo le stime Cgia, infatti, entro dieci anni la provincia di Verona perderà oltre 26mila lavoratori attivi (-4,4%). E la difficoltà nel reperire manodopera qualificata e l’erosione delle competenze artigiane rischiano di indebolire l’intero tessuto produttivo.

Sul fronte finanziario, tra il 2012 e il 2024 i prestiti bancari alle imprese veronesi sono calati del 30-33%, con una contrazione ancora più marcata (-40-45%) per le microimprese. Un dato che pesa sulla capacità di innovare e investire.

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A portare il punto di vista delle pubbliche amministrazioni il sindaco di Verona Damiano Tommasi: «Tutti i Comuni d’Italia hanno scoperto attraverso le iniziative del Pnrr le carenze di personale soprattutto dal punto di vista tecnico. Abbiamo risorse a disposizione ma tempi strettissimi e poche risorse umane. La capacità di assunzione da parte delle amministrazioni è spesso vincolata a parametri che devono essere attualizzati. Verona ha tante aziende, ha turismo e una logistica che fa della nostra città un punto nevralgico del Nord est e avremmo bisogno di più personale tecnico all’interno dei nostri uffici e polizia municipale. Confido che nella finanziaria ci sia un’apertura verso questi temi». 

La manovra finanziaria

E proprio la manovra è stata al centro della relazione di Marco Cuchel, presidente dell’Anc: «Abbiamo analizzato le proposte in campo della nuova legge di bilancio e ci sono tanti spunti, dalla riduzione della seconda aliquota irpef dal 35 al 33% con ampliamento ai redditi fino a 60mila euro, una nuova rottamazione, il rifinanziamento dei bonus edilizi al 50%, un’aliquota piatta del 10% per i rinnovi contrattuali e la tassazione degli straordinari, un piano casa. Tanta carne al fuoco ma il problema resta quello delle coperture. Lo stesso ministro Giorgetti è cauto. Noi chiediamo come priorità la rottamazione quinques lunga, fino a 10 anni, includendo chi è decaduto e senza maxi-rate iniziali. Chiediamo inoltre più coraggio per le semplificazioni nella riforma fiscale». 

«Nella prossima legge di Bilancio la Lega proporrà l’introduzione di una ‘rateizzazione lunga’ per permettere ai contribuenti di mettersi in regola con gli arretrati di imposte, tasse e contributi», conferma Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati. «L’obiettivo è consentire una pianificazione dei pagamenti fino a nove o dieci anni, con rate di importo costante e senza la decadenza automatica in caso di mancato pagamento di una sola rata. Una misura di buon senso che, una volta stabilizzata, potrà creare le condizioni per ridurre la pressione fiscale già dall’anno successivo». 

Il commercialista figura sociale

Ma il commercialista è stato protagonista della giornata anche in chiave sociale: nel ruolo di garante, cioè, attraverso la gestione fiscale e contabile, anche degli enti di Terzo Settore.

«Sono sempre più numerosi i temi relativi a questi enti che coinvolgono il mondo dei commercialisti, si pensi al 5X1000, all’adeguamento degli statuti al Codice del Terzo Settore, all’intera riforma fiscale che lo riguarda, e che chiamano quindi ad una prospettiva integrata di diverse professionalità», sostiene Elena D’Alessandro, giurista delll’Ufficio Consulenze del Centro di Servizio per il volontariato di Verona, il primo Csv d’Italia a sottoscrivere a livello locale una convenzione con l’Ordine di Verona. «Siamo convinti che il supporto all’associazionismo, al volontariato e al Terzo Settore passi oggi per la cooperazione anche tra professionisti di diversi settori».

«Il nostro ruolo infatti si è evoluto negli anni: oggi ci occupiamo anche di temi di attualità come la digitalizzazione e il superamento della crisi d’impresa», sottoscrive Mario Civetta, già Presidente dell’Odcec di Roma. «A seguito delle ultime riforme del diritto societario e del diritto alla crisi d’impresa, qualsiasi azienda in crisi ha bisogno di un commercialista, che nelle Pmi è un po’ come il medio di famiglia: accompagna passo-passo l’imprenditore». 

Del resto «In passato le aziende in crisi erano destinate a morte sicura», conclude Giovanna Florio, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti (Anc) di Verona e promotrice del convegno veronese. «Oggi la normativa consente invece di provare a salvare il know-how e di preservare i posti di lavoro: un modo di evitare di disperdere delle competenze ed eccellenze preziose, anche per il bene del territorio».