Verona tagliata fuori dalla presidenza del Veneto

(p.d) Sulla scelta di Alberto Stefani come candidato del centrodestra e di Giovanni Manildo per il centrosinistra alla presidenza del Veneto va fatta una riflessione. Non sulle persone. Non le conosciamo.

Nè che sono della Lega e del Pd. Era prevedibile perché sono, nell’ambito delle 2 coalizioni, i partiti più radicati sul territorio.
La riflessione è sul fatto che ancora una volta Verona non esprimerà il vertice della regione.

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Galan ( foto il Giornale)

L’ultimo presidente veronese è stato Angelo Tommelleri, eletto nel 1970, ben 55 anni fa, quando ancora l’elezione  non era diretta, ma avveniva all’interno del Consiglio regionale. E gli ultimi 2 presidenti, Zaia e Galan, rispettivamente trevigiano e padovano, hanno governato per 15 anni a testa.

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Luca Zaia

Nel frattempo Verona ha perso progressivamente peso. Le maggiori opere pubbliche sono state realizzate per il Veneto orientale e tutto il potere s’è concentrato nel triangolo Padova, Treviso Venezia.

La scelta del candidato alla presidenza regionale per i prossimi 10 anni poteva/doveva essere l’occasione per riequilibrare una situazione sbilanciata. Invece ciò non è avvenuto.

Forse i veronesi, ma anche i vicentini, non sono all’altezza di esprimere un politico in grado di ricoprire quella carica?

Non si direbbe. Elena Donazzan, eurodeputata bassanese, avrebbe avuto le carte in regola. E anche Lorenzo Fontana, presidente della Camera veronese. O Flavio Tosi, eurodeputato, già sindaco, consigliere e assessore regionale alla sanità. Oppure anche altri politici del Veneto occidentale.
Invece niente.

Perché?