(di Gianni Schicchi) Di Bach non si è mai sazi. Ế proprio il caso di dirlo in occasione dell’inaugurazione del nuovo ciclo di concerti proposto da I Virtuosi Italiani: i “lunedì cameristici”, sei appuntamenti pensati per offrire nuove occasioni di ascolto della musica classica. Il primo della serie al Teatro Ristori, imperniato interamente sul nome di Bach, non poteva allora non vedere all’opera uno specialista come Ramin Bahrami, considerato oggi uno dei più grandi interpreti al pianoforte di Johann Sebastian.
I Virtuosi Italiani per l’occasione gli hanno messo accanto un trio di cameristi dal provato valore – il flautista Massimo Mercelli (col quale Bahrami ha istituito un tipo di “consorzio” artistico), il violinista Alberto Martini e il violoncellista Marcello Scandelli – per allargare l’interesse dell’evento, in un programma che si apriva con la Sonata in si minore per flauto e pianoforte BWV 1030 in si minore.
Senza volere imitare la sonorità del clavicembalo, strumento per cui il pezzo è stato originalmente scritto, ma sfruttando quelle cristalline del pianoforte, che riesce a riprodurre le diverse voci del tessuto polifonico, Bahrami si è subito imposto regalandoci la lucentezza della pagina senza tradirne lo spirito, tanto più coadiuvato dal brillante flauto di Mercelli. Certamente Bahrami si è meglio imposto con la successiva Partita n. 1 in si bemolle maggiore BWV 825 per pianoforte solo, dove non è entrato in una disanima filologica ed estetica, invitandoci piuttosto a scordare la prevedibilità ripetitiva di certe letture austere, o visioni oggettive improntate allo sfoggio di tecnicismi digitali. La sua interpretazione è scaturita piuttosto da una visione analitica dei brani e da una costante lucidità delle linee dinamiche e logiche contrappuntistiche, in cui il pianoforte, con la sua possibilità di differenziazione sonora, si è prestato a meraviglia.
Vorremmo elogiare in seguito anche la bella sensazione ricevuta nel Trio sonata in sol maggiore per flauto, violino e pianoforte BWV 1039, nuovamente con Mercelli e Alberto Martini, presentatosi in seguito nella Sonata n. 6 in sol maggiore per violino e piano BWV 1019 (anche qui nell’Adagio con un Bahrami a dar sfoggio di grande sensibilità interpretativa). Ma diremmo ancor più dello strepitoso finale conclusosi con la Sonata dall’Offerta musicale per flauto, violino e pianoforte BWV 1079 (vi partecipava pure il violoncello di Marcello Scandelli in funzione di basso continuo), sorprendente per il notevole affiatamento dei quattro interpreti e per l’unità dei loro intenti, di cui è stato bissato al termine l’Andante-Allegro.
Bahrami da parte sua ha eluso e cancellato il già sentito, affrontando i suoi pezzi in una visione cosmica dell’arte bachiana. Un vero viaggio nella storia e nel rivivere quel Bach che tutti abbiamo acquisito nel nostro DNA fin da bambini. Lo stile incredibilmente variato di Bach c’era tutto, verso una ridefinizione di ognuno dei cinque brani ascoltati.
Un pianismo bachiano, antiretorico, ma anche moderno, senza seguire prassi di colleghi celebri, fra pochissimi abbellimenti, vissuto in un costante appoggio al tasto, in una scuola del legato che spinge il suono a rarefazioni timbriche, dove le fughe, gli andanti, gli allegri diventano sfere di luci ed ombre che cambiano dimensioni fino ad estinguersi. Un Bach rivisto al pianoforte in una lunga esegesi in cui pare vero che sia proprio lo strumento ad ispirare le idee e non le idee ad imposi su di lui. Ế un virtuosismo fuori dal comune, dove anche le polifonie più complesse restano intelligibili nel pianissimo, fino ad assumere tinte novecentesche.
Bahrami ci ha regalato un’ora abbondante di musica con la cura e l’intelligenza dell’interprete che non solo esegue con pertinenza i singoli pezzi, ma li colloca in un discorso culturale molto più ampio e sfaccettato, costruendo una serie di rimandi dai quali si possono trarre suggerimenti per ulteriori approfondimenti e ascolti. Sicuramente un Bach non convenzionale, non ordinario, ma totalizzante, visto sotto nuove luci che ne amplificano la grandezza e i risultati e che il pubblico ha compreso pienamente tra lunghi applausi e standing ovation.
