Beatrice Verzè, capolista de Le Civiche Venete a Verona, lista della sinistra, vuole che la metà degli assessori debbano essere donne. Idem per i ruoli apicali del governo regionale.

È evidente che in Veneto di strada da fare, dal punto di vista culturale e fattuale, ce ne sia ancora molta – sostiene  Beatrice Verzè -. Lo vediamo nei Cda delle partecipate, in quello delle grandi aziende, ma anche nei panel politici in cui si vorrebbe discutere il futuro della nostra regione senza coinvolgere donne. La politica ha bisogno della voce femminile anche solo per una questione di rappresentanza: se metà della popolazione non è rappresentata nei ruoli decisionali, allora è evidente che ci troviamo di fronte a un fattore discriminante”.

Gli assessori divisi in maschi e femmine ?

E snocciola dei dati: le donne nei Cda di aziende partecipate e quotate sono solo il 16%, le donne dirigenti il 14,18%, rispetto a una media italiana del 21,4% e a quella europea del 35%. Di fatto il Veneto è tra le regioni italiani con la minor rappresentanza femminile, nelle posizioni apicali di aziende pubbliche e private.

beatrice verze

È necessario un cambio radicale, – chiarisce Beatrice Verzè – la politica deve essere ispiratrice e di stimolo alla società, non solo valorizzando le candidature femminili, ma capendo che da queste candidature e dall’affidamento di ruoli decisionali a donne derivano politiche che hanno un sguardo alternativo e femminile, rispetto a quello esistente. Per fare questo non basta avere una presidente del Consiglio donna o alcune donne ai vertici, ma è necessario mettere in campo una leadership femminile davvero rappresentativa e che queste donne si facciano carico di tutte le altre istanze, anche per chi non ha la possibilità di poter emergere e far sentire la propria voce“.

La giovane candidata di Traguardi ragiona però ancora secondo il paradigma che ha dato origine alle quote rosa, un’offesa alle donne, perché presuppone che necessitino di una qualche tutela. In realtà se ai vertici della politica le donne sono in minoranza, ciò non dipende da alcuna discriminazione, ma dal semplice fatto che sono poche proprio nella base di chi fa politica. Basta avere esperienza di qualche riunione sul territorio per rendersi conto che sono poche le donne che vi partecipano. E allora come ci si può aspettare (e poi pretendere) che poi siano la metà degli assessori?