Niente premio di maggioranza per il centrodestra
(paolo danieli)) Il nuovo Consiglio Regionale sarà frutto della forte affermazione della coalizione di centro-destra guidata da Alberto Stefani, primo in tutti i comuni della regione ad eccezione di Venezia – dove prevale Manildo – e S.Lucia di Piave, dove è 1° Szumski.
Lega prima lista nella maggior parte dei comuni
L’analisi territoriale mostra una diffusione omogenea del voto: la Lega risulta la prima lista nella grande maggioranza dei comuni, sostenuta da buone performance di Fratelli d’Italia. Resistono però alcune aree urbane dove il Partito Democratico mantiene la prevalenza, in particolare a Venezia e Padova.
Ripartizione provvisoria dei seggi del nuovo Consiglio Regionale
- Lega – Liga Veneto – Stefani Presidente: 19 seggi
- Partito Democratico – Manildo Presidente: 9 seggi
- Fratelli d’Italia: 9 seggi
- Forza Italia – Autonomia per il Veneto: 3 seggi
- Szumski Resistere Veneto: 2 seggi
- Alleanza Verdi e Sinistra: 2 seggi
- Uniti per Manildo: 1 seggio
- Movimento 5 Stelle: 1 seggio
- Unione di Centro: 1 seggio
- Liga Veneta Repubblica: 1 seggio
- Civiche Venete per Manildo: 1 seggio
Il centrodestra supera il 60%, ma non scatta il premio di maggioranza. Quindi dovrebbe passare dai 41 seggi attuali a un numero compreso tra i 32 e i 36, a tutto vantaggio delle opposizioni.

Le dinamiche territoriali
Verona si conferma la provincia dove il centrodestra è più forte. A Vicenza, Padova e Rovigo la coalizione d governo recupera. A Treviso risultato particolarmente rilevante per la lista Szumski, oltre il 10% in molti comuni. A Belluno l’affluenza più bassa della regione (35%)
La ripartizione provvisoria dei seggi definitiva degli eletti sarà disponibile oggi dopo le ultime verifiche. La proclamazione ufficiale rimane di competenza della Corte d’Appello.
Zaia il vero vincitore
Ad una prima analisi del voto il primo dato che salta all’occhio è l’exploit della Lega che in molti davano in crisi. E’ il premio per il suo radicamento territoriale e per i suoi numerosi amministratori, elemento questo che ha convinto gli alleati del tavolo nazionale cederle la candidatura alla presidenza. Ed è anche l’effetto, peraltro imprevedibile e previsto, dell’effetto trascinamento della candidatura Stefani. Ma l’apporto più grande e determinante è stata la candidatura a capolista in tutte le province di Luca Zaia.

E’ lui il vero vincitore delle elezioni. Piaccia o non piaccia. La popolarità che s’è costruito nei 15 anni di presidenza del Veneto ha fruttato circa 200 mila voti che lui, correttamente, ha trasferito alla Lega, anche se le tensioni con la leadership del suo partito non sono mancate. Questo gli fa onore, ma dimostra anche intelligenza politica in quanto Salvini non potrà dimenticarlo. E siccome appare abbastanza improbabile che si limiti a fare il semplice consigliere regionale…un qualche ruolo di rilevo la Lega glielo dovrà dare. Prima occasione le elezioni suppletive della Camera quando Stefani opterà per la Regione.
Il crollo di Fratelli d’Italia
Prevedibile, ma non in queste proporzioni, il calo di FdI, letteralmente dimezzato al 18%. Paga l’aver ceduto la candidatura al suo principale alleato ma anche competitor, la Lega. Ma anche gli errori sul territorio, la mancanza del radicamento e il continuare a puntare tutto sull’immagine della Meloni. Finché il voto è politico, nazionali ed europee, funziona. Ma quando è intimamente legato al territorio paga un pegno pesantissimo.
Flop Forza Italia
Flop anche per Forza Italia, che si salva solo a Verona per la presenza del suol leader Flavio Tosi, ma a livello regionale pesa solo il 6%.
Il centrosinistra
Il Veneto si conferma terra non congeniale al centrosinistra che si ferma al 28,8%, con il Pd al 16%, AVS al 4,6% ed il M5S al 2% più altre civiche e liste minori. Un risultato che contrasta solo con il comune di Venezia, l’unico di tutta la regione dove la sinistra è prima. Cosa che pone dei seri problemi per il dopo Brugnaro. Evidentemente il fatto di aver conquistato 3 importanti città, come Padova, Verona e Vicenza è da catalogare nella categoria episodi e fa prevedere che alle prossime comunali potrà avvenire un netto cambio di amministrazioni.
Sullo sfondo resta il fatto, grave, che alla fine però tutti questi voti sono stati espressi solo dal 44% dei cittadini veneti aventi diritto, Che significa che il 56%, una grande maggioranza assoluta, non ha votato. Le motivazioni sono diverse e da analizzare non su questa pagina. Ma il significato di questo disinteresse e un grave deficit di democrazia. Un vulnus cui va al più presto posto rimedio, perché se a governare è la maggioranza che s’è formata all’interno di una minoranza di votanti significa che viene toccato uno dei principi base della democrazia.
La sorpresa
Infine la sorpresa: i 2 seggi conquistati dalla lista Szumski Resistere Veneto. Sara tutto da vedere come si collocherà nelle dinamiche politiche a Palazzo Ferro Fini
