(di Stefano Tenedini) “Avrei voluto chiudere il 2025 con un po’ di ottimismo, ma la situazione non me lo consente. Le crisi internazionali, il costo dell’energia, l’assenza di investimenti strutturali, gli squilibri rispetto ai nostri concorrenti stranieri, la preoccupante mancanza di manodopera specializzata per le imprese sono solo alcune delle criticità che pesano su quelle PMI che la politica considera, ma solo a parole, la spina dorsale dell’economia italiana. E sono sempre questi i motivi per cui anche le previsioni che possiamo anticipare per il 2026 non sono positive”.
Claudio Cioetto, presidente di Confimi Apindustria Verona (a questo link i dettagli sull’associazione delle piccole imprese) è noto per essere un imprenditore solido come il settore metalmeccanico del quale è espressione: quindi poco incline a una certa teatralità che oggi va tanto di moda. Eppure nel consueto incontro di dicembre a bilancio del 2025 si fatica a trovare nelle sue parole qualche aspetto rassicurante.
In Francia costa un terzo, in Germania metà
“Per l’anno prossimo siamo in attesa di una spinta che possa arrivare dal governo per rendere sostenibili gli investimenti necessari, come sarebbe il superammortamento: e non per un anno, ma almeno per 3-5″, sottolinea. “Capisco lo sforzo del governo per mantenere in equilibrio i conti dello Stato, ma confesso che avevamo aspettative migliori alla presentazione del piano di supporto definito Industria 5.0. Nelle aziende dobbiamo tenere anche conto che in Europa la tassazione, il costo del lavoro, le dimensioni stesse delle unità produttive hanno numeri e sostegni migliori dei nostri. Il supporto dev’essere reso più esplicito, e soprattutto concreto”.
Di qui previsioni che vanno dal nero se va bene al grigio. A Verona quasi tutti i settori sono in crisi, con intere filiere quasi bloccate dalle crisi globali. La beffa è che anche chi se la cava bene, come il lapideo che si stava rafforzando negli Stati Uniti, è stato spiazzato dai dazi di Trump e dal cambio sul dollaro. La metalmeccanica incontra difficoltà un po’ ovunque, e oltre agli Stati Uniti anche la Cina non smette di rappresentare un problema per le imprese.

Cioetto torna poi sul tema dell’energia, rovente soprattutto per chi ne consuma molta. “C’è la struttura stessa del costo che ci penalizza, perché in bolletta perfino l’energia proveniente da fonti sostenibili viene addebitata allo stesso prezzo per megawattora del metano, il che la rende insostenibile”, spiega. “Una soluzione sarebbe disaccoppiare i prezzi dell’energia da quello del metano, ma è un percorso difficile perché le minori entrate senza quei proventi aprirebbero un buco nel bilancio italiano”.
I numeri sono effettivamente sproporzionati. Un’impresa italiana paga l’energia 85,28 euro per MWh, oltre il triplo dei 25,45 della Francia, con la Germania che si attesta sui 44,50. “Le aziende italiane pagano l’energia oltre tre volte più delle francesi e quasi il doppio delle tedesche”, chiarisce. “Una discrepanza che si riflette sul mercato e compromette ogni possibilità di competere. Tra l’altro lo squilibrio non dipende solo da crisi internazionali o conflitti, ma nasce anche da speculazioni, margini eccessivi e mancanza di interventi pubblici in un settore vitale per l’industria”.

Insomma, da qualunque parte emergono problemi senza vedere soluzioni, è la lettura di Cioetto. Perciò la manifattura chiede una politica industriale: che sia energetica ma anche sul piano delle risorse e della stabilità necessaria a chi investe e produce. “Alla manifattura occorre una strategia che riporti i costi a livelli accettabili, che favorisca il confronto e arresti il ridimensionamento della manifattura. Non è solo una questione statistica, ma anche culturale e sociale. Le istituzioni devono agire con politiche solide e finalmente strutturali”. Un tema sul quale Cioetto torna spesso con urgenza: a questo link un suo intervento di qualche mese fa sul nostro giornale.
Lavoro: serve più manodopera specializzata
Ma anche se per le PMI il 2025 è stato un anno complesso, “a Verona continuano a rappresentare il motore produttivo del territorio. E Confimi Apindustria Verona le affianca oltre che sull’energia su temi come competitività, sostenibilità e digitalizzazione. Abbiamo un ruolo strategico sui bandi, la formazione finanziata, l’orientamento normativo e l’assistenza operativa. Accompagniamo le imprese con strumenti concreti e risposte rapide. Non possiamo controllare ciò che accade nel mondo, ma possiamo essere attrezzati per affrontare i cambiamenti”, continua.

Il 2026 sarà un anno chiave: le priorità per Cioetto sono potenziare la capacità di intercettare risorse per bandi e progetti, rafforzare la sicurezza sul lavoro e consolidare il servizio per favorire l’incontro tra domanda e offerta. “Vogliamo essere un ponte tra imprese e persone alla ricerca di opportunità. Le aziende hanno bisogno di competenze e molti veronesi hanno bisogno di orientamento: anche su questo puntiamo a fare la differenza. Per questo”, conclude il presidente di Confimi Apindustria Verona, “non solo collaboriamo volentieri con gli istituti scolastici, ma cerchiamo di farci conoscere come realtà economica locale, come un comparto economico che cerca persone formate e specializzate”.
