(paolo danieli) Ma che cosa è saltato in mente ad Alessandro Giuli? E’ ministro, d’accordo ed è persona di grande cultura, mi dicono. Subentrato a Gennaro Sangiuliano dopo la nota vicenda della biondona che lo ha costretto alle dimissioni. E allora? Ritiene per questo di potersi permettere certi toni contro Marcello Veneziani solo perché ha osato criticare il governo?
Una critica peraltro educata, com’è nel suo stile, pubblicata da La Verità di ieri, nella quale ha parlato del governo dicendo che “tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare. E perdura anche il clima di intolleranza e censura verso le idee che non rientrano nel mainstream”. In più ha sottolineato che queste critiche non le fa con piacere, che anzi avrebbe preferito non dire nulla, ma perché non può nemmeno sottrarsi di tentare di dare “un bilancio onesto, realistico e ragionato della situazione”.

Niente di particolarmente veemente. Un parere critico, come quello di tanti altri esponenti della destra, ed anche di semplici elettori delusi da un governo che non ha mantenuto le promesse in tema di immigrazione, di sicurezza interna, di sovranità e di subalternità all’Europa.
Niente di nuovo, specie per chi l’ambiente lo conosce bene. Una valutazione che a mezza voce esprimono in molti e che trova conferma anche nelle urne quando a ‘tirare’ non c’è la Giorgia, l’unica che Veneziani salva.

Velenosa invece la risposta di Giuli. E anche verbalmente violenta, dato che vorrebbe inoculare “una dose di vaccino anti nemichettista” “nella pelle esausta del vecchio amico Marcello Veneziani: egli, dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l’onore di diventare il ministro della Cultura del governo Meloni, oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto”.
Veneziani. L’intellettuale più amato dalla destra
Marcello Veneziani è uno degli intellettuali più amati della destra. E’ uno di quelli che c’è sempre stato. Coerente, chiaro, lucido, libero, onesto. E’ inaccettabile un attacco del genere solo perché ha osato esercitare il diritto di critica al governo e alla destra di potere, interpretando per di più anche il comune sentire di quel popolo che nel corso di decenni ha letto i suoi libri, ha partecipato ai suoi incontri in tutt’Italia ed ha condiviso la medesima visione della politica.
Giuli è il ministro della Cultura. Ma onestamente chi scrive prima che venisse nominato non sapeva nemmeno che esistesse.
