Risposta all’attacco del Telegraph a Verona

(Giovanni Serpelloni) The Telegraph ha recentemente lanciato l’allarme: attenzione turisti, il balcone di Giulietta a Verona è un falso. È vero. È noto. È documentato. È scritto nelle guide. È dichiarato dal Comune. È una notizia vecchia di quasi un secolo. Ma improvvisamente, per Londra, sembra essere diventata una rivelazione sconvolgente, tale da “sconsigliare la visita” a circa 1.500.000 turisti l’anno.

juliet 2351208 1920

Ora, se il problema è l’autenticità, conviene allargare la verifica anche all’autore.
Perché Giulietta potrebbe essere “finta”, ma Shakespeare potrebbe non essere inglese.

Il misterioso inglese che conosceva l’Italia meglio degli italiani

Le opere ambientate in Italia

Oltre il 40% delle opere di Shakespeare è ambientato in Italia: Verona, Venezia, Padova, Mantova, Milano, Messina. Nessun altro autore elisabettiano ha mai mostrato una tale concentrazione geografica.

 Ma non è solo una questione di ambientazioni. È una questione di precisione:

Il Mercante di Venezia” ( The Merchant of Venice) utilizza procedure reali dei tribunali veneziani, inclusa la formula contrattuale della “libbra di carne”, modellata su veri statuti della Serenissima.

Otelloriproduce gerarchie e titoli militari veneziani reali, inesistenti in Inghilterra.

•  Nei “I due gentiluomini di Verona” (The two gentleman of Verona) descrive correttamente le distanze e i percorsi stradali tra Verona, Milano e Mantova”.

Molto rumore per nulla” (Much Ado about Nothing) colloca le ville patrizie padovane esattamente dove si trovavano.

Misura per misura” (Measure for Measure) utilizza concetti giuridici del diritto veneziano e viennese totalmente assenti nella prassi inglese.

Nessuna di queste informazioni era reperibile nei libri inglesi del tempo.

william shakespeare 62936 1280

L’inglese che pensava in italiano

Il linguaggio di Shakespeare è un inglese pieno di calchi: frasi costruite con sintassi italiana, proverbi italiani tradotti parola per parola, metafore tipicamente toscane mascherate da inglese.
E qui entra in scena John Florio, italiano, autore del primo grande dizionario italiano-inglese, traduttore di Montaigne, maestro di lingua alla corte inglese. Tra Florio e Shakespeare esistono migliaia di corrispondenze linguistiche dirette, fino a frasi intere identiche.

Un dettaglio curioso: Shakespeare non usa quasi mai proverbi inglesi, ma continuamente proverbi italiani travestiti.

Il fantasma di Messina

Negli archivi notarili di Messina compare un nome: “Guglielmo Crollalanza“. Tradotto: Shake-spear (significato: colui che agita la lancia). Nobile siciliano, coinvolto in rivolte anti-spagnole, scompare dai documenti italiani negli stessi anni in cui Shakespeare compare a Londra. Un caso. Certo. Ma un caso con la valigia pronta.

photo 1656942320074 354fcb6c5876

I libri che Shakespeare non aveva

Nel testamento di Shakespeare non compare “nemmeno un libro”. Nessuna biblioteca. Nessuna menzione di studi. Nessun titolo accademico. Eppure ha scritto l’opera più colta e giuridicamente sofisticata della storia del teatro.
Un autodidatta miracoloso, o qualcuno che si è portato dietro un’altra vita?

photo 1637070950324 413a2f873db2

Verona, quindi, vende un falso?

No. Verona vende la scena di un racconto scritto da qualcuno che probabilmente Verona la conosceva davvero.
Forse Giulietta non è mai esistita. Ma chi l’ha raccontata, forse sì. E forse parlava italiano prima di parlare inglese.

Conclusione

Il Telegraph dice: “Non andate a Verona a vedere il balcone di Giulietta: è finto.”
Noi rispondiamo: “Venite a Verona, perché forse Shakespeare era più veronese di quanto Londra vorrebbe ammettere.”
E a questo punto, tra un balcone rifatto e un poeta rifatto, il vero mistero non è cosa sia finto. È chi stava fingendo chi.
E su questo, Verona ha ancora parecchio da raccontare.