(p.d.) Per fortuna- si fa per dire- andiamo incontro alla primavera. E se Putin chiudesse il rubinetto del gas come ritorsione per le sanzioni e per l’invio delle armi agli ucraini e non potessimo accendere più il riscaldamento ci fregherebbe di poco. Ma il gas ci serve. Eccome! Non solo per riscaldare le nostre case o l’acqua per fare la doccia, ma anche per produrre elettricità e far andare avanti le fabbriche. E noi lo compriamo per metà dalla Russia. E l’altra  metà dai paesi arabi. Il 94% lo importiamo. Il rimanente 6% è nostro, estratto dal nostro territorio.

Uno potrebbe pensare che, diamine, ci tocca comprarlo all’estero perché se non ne abbiamo mica possiamo inventarcelo! E invece non è così. Noi il gas lo abbiamo. E anche parecchio. Sotto i nostri piedi e i nostri mari, soprattutto l’Adriatico, ci sono pozzi dai quali si potrebbe estrarre qualcosa come 140mld m3 di gas. Solo che non lo facciamo. Lo fanno invece i Croati che trivellano nel nostro stesso giacimento marino nel loro tratto di acque territoriali senza alcun problema di sorta… Nel 2000 si estraevano 17 miliardi di metri cubi all’anno, oggi se ne estraggono meno di 800 milioni. Il 95% in meno. E pensare che il gas italiano costerebbe solo 5 centesimi al metro cubo, mentre quello che importiamo dalla Russi ce ne costa 70 e quello che ci vorrebbe vendere Biden 200. In Italia su 1.298 pozzi d’estrazione di gas ce ne sono 752 pozzi inattivi. Ci sono le piattaforme, ci sono i pozzi, basterebbe tirar su il gas ma non lo fanno. 

L’Italia ha un potenziale minerario importante dicono i geologi. Ma non lo sfruttiamo.

Nel 2021 sono stati estratti solo 3,34 mld di gas, quanto potremmo tirarne fuori 30 mld in un anno. cioè 10 volte in più. Ed investendo nella ricerca di gas e di petrolio se ne potrebbe trovare anche di più. Lo aveva ben capito Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, che lavorava per sganciare l’Italia dalla dipendenza dalle grandi società petrolifere anglo-americane. Lo aveva capito talmente bene che l’hanno fatto fuori.

Dicono che è una questione burocratica, di autorizzazioni. Ma nella rinuncia suicida ad utilizzare quello che abbiamo sotto i piedi ha avuto una parte decisiva la demagogia ambientalista.

Quella stessa demagogia che ha causato la rinuncia al nucleare. Ora, chiariamo bene le idee. Tutti noi abbiamo a cuore l’ambiente e la nostra salute. Ma fra l’ambiente e le esigenze economiche bisogna trovare un equilibrio. Che cosa vuoi che sappia Greta Thurberg dei problemi degli operai che restano senza lavoro perché le fabbriche chiudono per i costi eccessivi della produzione dati dall’energia!