Aggressione violenta al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Borgo Roma ai danni di 4 sanitari e una guardia giurata

Nella notte fra il 5 e il 6 marzo, poco dopo le 2, quattro operatori del Pronto soccorso di Borgo Roma, sono stati aggrediti da un paziente portato dal SUEM118 in stato di agitazione psicomotoria. Il paziente, un uomo di circa 40 anni, appena arrivato in PS ha subito aggredito verbalmente una dottoressa e poi si è scagliato contro gli altri tre operatori intervenuti per aiutarla.

Due infermieri e un Oss hanno così subito un’aggressione fisica che ha prodotto una frattura e contusioni multiple. Anche la guardia giurata armata, che è presente nei Ps dell’AOUI di Verona nelle ore notturne, ha riportato qualche lesione.

pronto soccorso

Il paziente è stato immobilizzato e sedato senza subire alcuna lesione, grazie alla professionalità degli operatori che hanno attuato un’azione di contenimento. Nel frattempo è intervenuta sul posto anche la Polizia che è stata allertata dal personale ospedaliero. La legge 56/2023 prevede la procedibilità d’ufficio in caso di aggressioni fisiche nei confronti del personale sanitario nell’esercizio delle loro funzioni.

“È inaccettabile una violenza tanto inaudita”, ha dichiarato Antonio Maccagnani, direttore del Pronto soccorso di Borgo Roma. “Il paziente era appena arrivato e subito si è scagliato contro i sanitari. Chi presta servizio nel turno di notte non può farlo con la preoccupazione per la propria incolumità. L’Azienda sta mettendo in campo da tempo le misure di sicurezza, ma evidentemente non bastano mai.”

“Quello di stanotte – spiega il direttore – è stato un episodio grave che finora non si era mai verificato per questo abbiamo sporto immediata denuncia. Questo episodio dimostra quanto le professioni sanitarie siano in prima linea, soprattutto nel Pronto soccorso. Il mio pensiero va ai colleghi che hanno vissuto questa esperienza e ai quali abbiamo prestato immediato soccorso, è inaccettabile che nello svolgimento del proprio compito rivolto agli altri si diventi bersaglio”.

“Episodi come questi contribuiscono ad alimentare la preoccupazione soprattutto della nostra categoria, visto che gli infermieri sono fra il personale sanitario i primi ad essere presi di mira”, aggiunge Cristina Ferrari, dirigente delle Professioni sanitarie. “Noi sosteniamo che il personale debba fare segnalazioni affinché la questione delle aggressioni abbia risalto e l’utenza, sia pazienti che familiari, capisca che chi sta in prima linea per aiutare agisce nel loro interesse e non contro di loro. Le aggressioni non portano a nulla, producono solo l’effetto di ulteriore problema anche organizzativo”.

L’Azienda Ospedaliera di Verona non sottovaluta il tema della sicurezza dei suoi dipendenti, non solo attraverso gli investimenti ma anche con la formazione e il sostegno a chi denuncia. Da tempo sono attive diverse misure di sicurezza, come le postazioni di Polizia, la vigilanza armata presente in forma stabile in PS nelle ore serali e notturne e la Ronda dinamica che sorveglia le aree ospedaliere. Oltre alla videosorveglianza già presente, recentemente è stata deliberata l’installazione di nuove telecamere all’interno dei tre Pronto soccorso: Borgo Trento, Borgo Roma e Ostetrico-Pediatrico.

Assicurazione per chi lavora al Pronto Soccorso

Stefano Gottardi, segretario generale Uil Fpl Verona:  ” dopo un’aggressione grave a Verona, si chiede maggiore sicurezza negli ospedali, sanzioni più severe per gli aggressori e più personale per garantire cure rapide e ridurre la tensione tra i familiari dei pazienti.  L’afflusso massiccio al pronto soccorso rivela la carenza di un sistema territoriale efficiente, con questo servizio che rimane l’ultimo baluardo di risposta.  Tutto viene ospedalizzato e lo sarà anche nel breve periodo. Attualmente, non sono previsti investimenti straordinari per rilanciare il Ssn. Ci chiediamo se sia opportuno trasportare individui agitati al pronto soccorso, mentre c’è chi ha bisogno di assistenza sanitaria urgente. Come sindacato, abbiamo attivato una polizza assicurativa per proteggere gli associati da infortuni”.

“Un segnale di allarme evidente- conclude Gottardi- è rappresentato dalla carenza di medici specializzati in questo settore e dal crescente numero di personale che rifiuta tali condizioni e decide di lasciare il servizio”. 

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