Al bando della Regione per 400 medici di base si presentano in 300. Mancano i medici e molti vogliono cambiare mestiere

Al bando della Regione Veneto per circa 400 posti di medico di medicina generale, hanno risposto in 300. Ciò significa che le domande per svolgere la professione di medico di famiglia, com’è comunemente chiamato, sono meno delle posizioni disponibili. E’ il risultato non solo della mancanza di medici in generale, ma anche della scarsa propensione di quei medici che ci sono a fare il medico di famiglia.
Un altro segnale molto preoccupante. All’errata programmazione del numero dei medici negli ultimi due decenni da parte del Ministero dell’Università si sta sovrapponendo la disaffezione alla professione. Retribuzioni inadeguate, orari di lavoro pesanti, prospettive di carriera pressoché nulle cui da qualche tempo s’aggiunge il rischio di essere aggrediti. Com’è capitato ieri al pronto soccorso dell’ospedale di Udine dove una giovane specializzanda in chirurgia è stata vittima di un tentativo di strangolamento da parte di un indiano che accompagnava un paziente che, secondo lui, meritava degli approfondimenti diagnostici che la dottoressa non aveva prescritto. Salvata da una collega ha dichiarato di voler cambiare lavoro. Questo solo per fare un esempio del piano inclinato sul quale sta scivolando la sanità italiana.
Mancanza di sicurezza, carenza di risorse, burn out degli ospedalieri, liste d’attesa che costringono moltissimi cittadini a rivolgersi al privato depongono per un Servizio sanitario nazionale che si sta irrimediabilmente sgretolandosi. Se negli ultimi diec’anni sono stati i governi di sinistra a gestirlo ora il governo di destra con un ministro della Salute di destra ha l’occasione d’oro per metterci mano e fermare il degrado. Per farlo non ci vuole la bacchetta magica, ma solo del sano realismo che a Orazio Schillaci, che è medico e conosce bene la macchina sanitaria, non dovrebbe mancare. Ma deve fare presto. Altrimenti, se si fa incartare dalle resistenze di quei tecnici e di quei dirigenti che hanno permesso quant’è successo finora, farà la fine di tutti gli altri ministri che l’hanno preceduto. E consentirà di dire quello che non vorremmo mai sentire: anche questi come tutti gli altri.

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