Alemanno vuol fermare la guerra. E occupare lo spazio lasciato vuoto alla destra della Meloni

ll 29 e 30 luglio ad Orvieto, luogo storico degli incontri della Destra Sociale ci sarà il Forum dell’indipendenza italiana, promosso da 27 associazioni e movimenti che si sono riuniti attorno al ‘Comitato fermare la guerra’. Sullo sfondo l’obiettivo di costruire un Movimento per l’Italia.

Anima del Forum Gianni Alemanno, storico leader della Destra Sociale che, dopo essersene stato appartato fino alla conclusione delle vicende giudiziarie che lo avevano colpito e dalle quali è uscito a testa alta con  piena assoluzione, ora torna sulla scena politica con una posizione 

che si stacca decisamente da quella della destra di governo.

L’iniziativa parte da una constatazione: c’è spazio per un nuovo movimento politico che ascolti i bisogni degli italiani e difenda veramente gli interessi nazionali. Per troppi anni, spiega Alemanno, “ci siamo adeguati alle direttive geopolitiche del deep state americano, che ci ha trascinato in una globalizzazione senza regole e in un ordine mondiale fondato sulle aggressioni economiche e militari.

Abbiamo accettato i vincoli economici dell’Ue, che con l’austerità e il liberismo ha impedito lo sviluppo dell’ Italia, ha privato i nostri figli del lavoro, ha tolto alle nostre famiglie la speranza di una vita migliore”.

E poi l’affondo:  “con l’avvento del governo Meloni speravamo che tutto questo fosse finito e si aprisse una nuova epoca in cui fosse possibile difendere gli interessi del nostro popolo contro tutti quei poteri forti che costringono l’Italia a rimanere una Colonia. Purtroppo con la guerra in Ucraina abbiamo dovuto constatare che le cose ancora non sono cambiate.

Ancora una volta – continua Alemanno- abbiamo sacrificato i nostri interessi nazionali alle imposizioni euro-atlantiche: abbiamo accettato di entrare in una guerra, contro il dettato della Costituzione e contro gli appelli di Papa Francesco. Con le sanzioni alla Russia vediamo crollare il nostro sistema economico e industriale, mentre rischiamo ogni giorno un conflitto nucleare nel cuore dell’Europa.

Continuiamo a chiudere gli occhi di fronte all’avvento di un mondo multipolare, in cui i popoli possono ritrovare la loro libertà e le grandi civiltà il proprio ruolo.

Non basta: dobbiamo subire lo scardinamento di tutti i valori umani e comunitari in nome del liberismo, la dittatura sanitaria e tecnocratica che attacca le nostre libertà fondamentali”.

Alemanno, già ministro dell’Agricoltura del secondo governo Berlusconi e quindi sindaco di Roma, è tutt’altro che uno sprovveduto.
Che cosa lo ha spinto ad assumere una posizione tanto critica nei confronti della destra proprio nel momento in cui governa ed è il primo partito italiano?
La riposta sta nella constatazione che la politica della Meloni ha lasciato libero un notevole spazio sulla destra. Ed è soprattutto la guerra l’elemento che allontana quella componente della destra che fin dagli albori del Msi si è sempre ritrovata su posizioni anti-atlantiche ed anti-capitaliste. Quella Destra Sociale che in un momento di grande sbandamento ideologico della sinistra e anche alla luce del superamento delle categorie ‘destra/sinistra’, potrebbe attirarne una parte  degli elettori delusi.
Una scelta frutto anche di una calcolo politico fondato sui sondaggi, che vedono la maggioranza degli italiani contro la guerra. Calcolo che per ben due volte aveva spinto Berlusconi a delle esternazioni sulla guerra che poi i suoi si sono affrettati a correggere e a far dimenticare per non entrare in rotta di collisione con il governo.

E’ il primo evento politico nazionale di una certa rilevanza dichiaratamente contro la guerra.
Fra i relatori lo storico Franco Cardini; il filosofo Diego Fusaro; Marco Bertolini, già comandante Brigata Folgore; gli eurodeputati Marco Mani e Antonio Rinaldi del gruppo Identità e Democrazia; i consiglieri regionali dell’Emilia Romagna, Michele Facci e Marco Mestacchi, e delle Marche, Giacomo Rossi.

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