Babygang. Adesso basta. I veronesi vogliono girare tranquilli per la città

E’ più di un anno che le autorità preposte all’ordine e a alla sicurezza pubblica di Verona sminuiscono il problema delle babygang. Adesso però, dopo il ripetersi sistematico, pressoché quotidiano, di episodi di violenza, di aggressioni e di rapine ad opera di bande di ragazzi che imperversano indisturbati in alcune zone del centro, come puntualmente riportato dalle cronache, ci si chiede se hanno intenzione di continuare con questo atteggiamento che non giova certo alla soluzione del problema. 

Piazza Pradaval, piazza Bra davanti alla Gran Guardia, via Roma, volto S.Luca, via del Mutilato, via Manin, corso Cavour nei pressi dell’Arco dei Gavi e adesso anche, al di là dell’Adige, piazza Arsenale, sono zone dove le babygang hanno potuto compiere le loro gesta ai danni di ragazzi, ma non solo, che passavano tranquillamente. Per non parlare del piazzale della stazione Porta Nuova, dove le gang non sono neanche baby.

Le bande sono riconoscibili anche da chi non fa il mestiere del poliziotto. E le conoscono bene i commercianti di quelle zone che cominciano a risentire anche del clima di insicurezza che li danneggia nelle loro attività. Saranno anche dei ragazzi, ma si muovono in gruppo e, si sa, l’unione fa la forza. E poi, non si sa mai, che qualcuno di loro tiri fuori anche il coltello, cosa non infrequente. Ragion per cui anche gli adulti percepiscono un’insicurezza latente anche quando non succede niente. L’atteggiamento dei giovinastri è spavaldo. In gruppo si sentono forti. Il meccanismo psicologico è noto. E nonostante ogni tanto qualcuno sia finito dentro, continuano con i loro atteggiamento provocatorio, violento e pericoloso. 

Sulle cause, su chi sono, sulla responsabilità delle famiglie e della scuola possiamo discutere finché vogliamo. Se si tratti di un fenomeno legato alla moda rap, se sia il disagio giovanile che c’è sempre stato che adesso si manifesta in questo modo oppure se è un epifenomeno di quello più ampio dell’immigrazione si possono organizzare conferenze e dibattiti. Ma una cosa è certa: adesso basta! Prima vanno rimesse le cose a posto. Si devono prendere questi ragazzi e, come si è sempre fatto, con le buone o con le cattive se serve, bisogna insegnare loro a stare al mondo, l’educazione e il rispetto delle leggi. Le nostre leggi. Bisogna impiegare le forze dell’ordine, magari in borghese, nei luoghi infestati dai giovani teppisti e scoraggiare in ogni modo ogni atteggiamento che non sia men che corretto. Ma che nessuno che ci venga a raccontare che è tutto tranquillo e che il problema non esiste.

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