Coldiretti avverte: per l’annata in corso servono 20mila addetti alla coltivazione delle vigne e alla vendemmia. Se non si trovano il rischio è una pericolosa diminuzione della produzione dell’uva e quindi del vino. E’stato il Vinitaly l’occasione per mettere in evidenza che è proprio il settore vitivinicolo quello che più patisce della mancanza di 100 lavoratori in agricoltura.   
Per chi ha buona volontà di lavoro nei campi ce n’è. Eccome. Solo che per alcuni, forse troppi, la terra è troppo bassa e per lavorarla si fa troppa fatica. “Grazie al nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nell’ultima manovra che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento al settore agricolo” spiega Coldiretti, possono essere impiegati anche gli studenti, i pensionati o i disoccupati che vogliono guadagnarsi qualche soldo e fare una esperienza a contatto con la natura.
La vendemmia è sempre stata un’occasione di lavoro per queste categorie, Anzi, era vissuta come una festa. Poi ci si sono messe di mezzo le regole e i sindacati e tutto è stato irregimentato all’interno di un perimetro troppo ristretto che ha allontanato la manodopera occasionale indispensabile in certi momenti clou, come quello della viticoltura, che richiede un lavoro manuale mediamente di 80 giornate lavorative, fra coltivazione e vendemmia. Una parte del lavoro viene garantita da lavoratori provenienti da altri paesi, uno su sei sia, con molti “distretti agricoli” dove gli immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto locale, come in Friuli, Piemonte, Veneto, Toscana.