Combattere lo spreco di territorio vuol dire produrre una nuova ricchezza. Sostenibile

(di Michele Bertucco) Ridurre il consumo di suolo a Verona è ormai anche una necessità economica. Tale blocco non dichiara la morte dell’edilizia ma ne sposta l’interesse sugli immobili esistenti al fine della loro riqualificazione. La riqualificazione delle superfici già urbanizzate e la rivitalizzazione del centro storico comportano modalità di intervento completamente diverse pur se complementari tra loro.

Il centro storico è stato nel tempo pesantemente trasformato per permettere l’inserimento di attività commerciali, finanziarie, culturali. Solo una attenta opera di pulizia e di sapiente ridisegno, con il bisturi e non con l’escavatore, potrà far riemergere i valori storici e solo in questo senso va rivitalizzato. Contemporaneamente i quartieri periferici di Verona sono cresciuti su modelli speculativi, come zone industriali, commerciali, artigianali o come quartieri dormitorio svuotati di valori sociali e culturali. Queste aree rappresentano le vere aree fertili per il rinnovo, la riqualificazione e la rivitalizzazione.

Così come nel dopoguerra venne varato il piano INA-Casa, oggi lo Stato, per far ripartire l’economia, deve pensare e guidare un piano per agevolare la riqualificazione dell’edilizia esistente che riguardi sia le caratteristiche energetiche ed ecologiche degli edifici sia l’ecologia umana dei quartieri e dei servizi utili alla vita sociale.

I piani urbanistici degli ultimi decenni sono stati sottomessi ad interessi speculativi, lontani dai bisogni reali dei fruitori del territorio. In una crisi di occupazione che non ha uguali dal dopoguerra è necessario perseguire il rinnovo attraverso un ampio consenso sociale e l’analisi dei bisogni delle nuove realtà sociali multiculturali, multietniche e religiose.

Nell’obiettivo di ridurre a zero il consumo del territorio, quel che ne rimane dovrà trovare una propria autonomia economica. Dovrà essere tutelato non solo in funzione della sua storia e della sua godibilità, ma anche della sua capacità di produzione, in quanto territorio agricolo in grado di generare ricchezza. Questo richiederà criteri nuovi di produzione e trasformazione e commercializzazione a chilometri zero e concorrerà alla tutela dei tanti edifici dispersi e abbandonati nel territorio.

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