Il Consorzio del Valpolicella sbarca in laguna. Metà degli ettari coltivati sostenibili entro il 2024. Piede sull’acceleratore per riconoscimento Unesco, Museo del Vino e sull’abbinata in tavola tra pesce e Ripasso.

(di Elisabetta Gallina) Il Consorzio del Valpolicella con i suoi vini è sbarcato a Venezia (QUI IL NOSTRO SERVIZIO) per presentare il dossier 2022 che fotografa status, evoluzioni e progettualità di una delle più importanti produzioni vitivinicole dell’intero comparto italiano. Presenti alla conferenza-degustazione a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale Veneto, gli assessori Donazzan e Calzavara e una buona rappresentanza di consiglieri regionali e amministratori dei Comuni veronesi custodi della Denominazione. Tra i dati presentati spicca il 35% della superficie vitata già certificata sostenibile e biologica. Lo sforzo sarà di portare questa percentuale su almeno la metà degli ettari coltivati entro un paio di anni.

Da sinistra, Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella; Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio della Regione Veneto; Alberto Bozza, consigliere regionale

Una storia lunga 1500 anni quella del nostro territorio vitivinicolo – le parole di Christian Marchesini, presidente del Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella – con cinque varietà di Valpolicella e la punta di diamante dell’Amarone che con 17 milioni di bottiglie l’anno è un simbolo dell’enologia italiana di alto livello nel mondo”. Marchesini ha quindi rimesso il punto sulle certificazioni di sostenibilità e sull’obiettivo, molto caro anche al presidente Zaia, di ottenere il riconoscimento di patrimonio Unesco alla tecnica di appassimento delle uve dell’Amarone.

Consiglieri regionali, amministratori e sindaci presenti alla conferenza stampa di martedì 13 giugno a Palazzo Ferro Fini

Il consigliere regionale Alberto Bozza, titolare dell’iniziativa in Regione, ha posto l’accento su quello che deve essere l’impegno di tutte le Istituzioni “per tutelare il nostro vino di eccellenza, oggi messo in discussione dai desiderata e da certe politiche di alcuni Paesi membri dell’Unione europea. Pensiamo a chi ha provato a chiedere la dealcolazione dei nostri vini Igp e Dop; o all’Irlanda che nel silenzio-assenso della Commissione europea ha aperto alla pratica dell’health warning, cioè l’etichettatura allarmistica sulle bottiglie di vino”. Bozza ha inoltre ricordato che “il Veneto rappresenta il 36% dell’export vitivinicolo italiano e il 30% della produzione vitivinicola italiana Igp e Dop. L’amarone deve rimanere il nostro ambasciatore nel mondo”.

Tra le scommesse sui tavoli della Regione anche la realizzazione del primo Museo internazionale del Vino a Verona (Progetto di legge di iniziativa del consigliere regionale Enrico Corsi) e, dal punto di vista del brand, spingere sulla nuova, inedita abbinata enogastronomica tra portate di pesce e il vino Valpolicella.


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