E’ la prima volta che un esponente del governo si espone contro quello che fino ad oggi è stato un tabù dei sapientoni del Ministero dell’Università e dei vari baroni. ”Sono convinto che il numero chiuso all’Università per accedere alla facoltà di Medicina sia superato – ha affermato il sottosegretario alla salute Andrea Costa in una trasmissione a Radio 24- e che sia necessario garantire maggiore meritocrazia per accedere alla formazione universitaria”.
Era ora! Finalmente comincia a crollare il muro eretto a difesa degli interessi del mondo accademico che da 23 anni a questa parte ha impedito a tanti giovani, che avrebbero potuto essere dei buoni medici, di accedere alle Facoltà di Medicina.
Si tratta solo della prima spallata. Ed a Costa va il merito di questa presa di posizione, pur tardiva, ma che comunque va apprezzata. Spallata che finora nessuno aveva osato dare, in ossequio a tutte le motivazioni del mondo accademico, teso a preservare la propria tranquillità limitando il numero degli studenti, piuttosto che a rispondere, anche con dei sacrifici, alle esigenze della società. Pochi sanno che la programmazione del numero dei medici che deve sfornare l’Università non è mai stata fatta dal Ministero della Salute, ma da quello dell’Università! Che alla prova dei fatti ha sbagliato tutto. In Italia mancano infatti 4.500 medici e solo nel 2022 ne vanno in pensione 600! Ci sono migliaia di cittadini senza medico di famiglia. Mancano medici ai Pronto Soccorso e nei reparti di Terapia Intensiva.
“Ben venga questo pronunciamento del sottosegretario alla Salute – detto Zaia- . Mi auguro che apra più di una breccia. Lo dico perché da sempre sostena che un bravo chirurgo deve essere selezionato sul campo dopo averlo portato in sala operatoria o che un bravo pediatra deve dimostrare il suo valore in corsia con il paziente. Di certo non a 19 anni con test di selezione con domande a eliminazione.”

“C’è il rischio palese che una selezione fatta in maniera così prematura vada ad escludere dei futuri professionisti che magari non passano il test con le crocette ma potrebbero essere degli autentici artisti in sala operatoria oppure dei clinici di talento nella cura di tante patologie.” Noi siamo per una visione meritocratica – conclude il Presidente del Veneto – grazie alla quale le qualità non si accertano con un test all’ingresso. Il futuro professionista al quale affidiamo la nostra salute deve essere valutato sul campo. Quindi ribadisco: possibilità di accesso all’iscrizione per tutti, e grande selezione nel percorso formativo”.