Covid: quel “ni” come un autogol di Fratelli d’Italia

L’atteggiamento dei Fratelli d’Italia su vaccini e green pass non ha pagato. Anzi, ha fatto invertire una tendenza positiva che li aveva portati a essere il primo partito italiano. E non tanto perché i sondaggi registrano il sorpasso del Pd, che raccoglie i frutti della presenza al governo e dell’immagine molto “liberal” e poco “socialist” della segreteria Letta, ma proprio per la sensazione che si ha parlando con la gente. Capita sempre più spesso che persone, che apprezzavano la Meloni e non nascondevano il proposito di votarla, abbiano cambiato idea in seguito all’atteggiamento tenuto sul tema vaccini e green pass, considerato poco chiaro e ambiguo. 

E per un partito che ha sempre fatto della coerenza e della chiarezza una bandiera, e che per questo ha conquistato consensi con una rapidità sorprendente, avere un atteggiamento poco chiaro su un tema che tocca tutti come quello della pandemia, rappresenta uno scivolone non da poco.
Non è piaciuto agli elettori di destra vedere i propri rappresentanti barcamenarsi fra una strizzata d’occhio ai no-vax e l’accettazione poco convinta delle vaccinazioni. E nemmeno la presa di posizione contro il green pass. Dalla destra si aspettavano un atteggiamento deciso: bianco o nero. Non grigio. Anche perché nella scelta vaccino-sì/vaccino-no o green pass-sì/ green pass-no non c’è spazio per il ni. 
Per un partito che veleggia attorno al 20% andare a lisciare il pelo ai no-vax-no-pass che rappresentano sì e no un 10% significa andare contro l’altro 90% che considera il vaccino e il green pass strumenti efficaci nella lotta al Covid.  In politica 2+2 non fanno mai 4. Ma 90 è pur sempre molto più di 10

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