(di Giovanni Serpelloni) I contagiati accertati hanno superano il milione. Il 61% è la popolazione nell’età dai 20 ai 59 anni, il 26% dai 60 anni in su, il 13% dai 19 anni in giù. La percentuale maschi/ femmine è rispettivamente del  48,5% e 51,5% .  Queste persone nella maggior parte dei casi ha sviluppato una immunizzazione post-Covid. Ma la stragrande maggioranza della popolazione resta ancora sensibile all’infezione. Ora, le domande importanti sono: tutte queste persone precedentemente contagiate possono essere considerate naturalmente immunizzate? Hanno comunque bisogno del vaccino? Il vaccino in loro oltre che inutile potrebbe essere dannoso? Vaccinarle potrebbe essere uno spreco? Ma quanto dura l’immunizzazione naturale e quanto è efficace?

Numerosi studi ormai concordano che quando si contrae il virus e si sviluppa Covid, il 93% dei contagiati produce dopo qualche settimana gli anticorpi neutralizzanti, di solito prima di tipo IgM e poi IgG e IgA – più duraturi (del Fante et al., Transfusion 2020) . Ciò succede mediamente tra i 6 e i 20 giorni dal contagio (Quan-Xin long, Nature Communication 2020). La produzione è ad opera dei linfociti B che producono gli anticorpi IgM, IgG e IgA. Gli anticorpi hanno una durata molto variabile (3-8-10 mesi) oltre che livelli plasmatici diversi, in base alla reazione individuale.

La produzione però di anticorpi neutralizzanti non è la sola linea di difesa. Essa si accompagna all’attivazione della memoria cellulare ( cellule killer e linfociti T), specializzate nel ricordare le pregresse infezioni, riconoscere e nel distruggere il virus con meccanismi diversi da quelli degli anticorpi (Cassaniti et al., in preparation-confidential). La risposta immunitaria quindi è doppia: anticorpale – dai linfociti B – e cellulomediata – dai linfociti T e K -..  Dopo l’infezione, nelle settimane/mesi successivi, il livello degli anticorpi diminuisce naturalmente. Il che non vuol dire perdere però definitivamente l’immunità.  Nell’organismo infatti permangono le cellule memoria per le future infezioni. Le cellule memoria persistono per almeno 6-8 mesi dall’infezione (Sherina N . et al.) con varianti individuali.

Le persone che hanno superato il Covid però possono essere ricontagiate. Vari casi sono stati segnalati in tutto il mondo. Una ricerca svolta negli ospedali San Matteo, di Piacenza e Lecco, ha mostrato che sugli operatori sanitari, quanti si sono ammalati durante la prima ondata e quanti di questi si sono reinfettati nel corso della seconda. Su 9.610 operatori sottoposti al test sierologico a maggio sono risultati positivi in 1.460 (15,2%). Di questo gruppo, da giugno a oggi, si sono ricontagiati in 27 (1,8%), di cui 18 in modo asintomatico. Degli 8.150 risultati invece negativi al test si sono contagiati in 540 (6,6%). Il rischio di infezione quindi, per chi non è entrato in contatto con il Covid è circa del 350% superiore rispetto a chi l’ha già contratto.

Va inoltre ricordato che la protezione naturale di un guarito sarebbe più elevata di quella garantita dai vaccini. La loro efficacia massima dichiarata è intorno al 95% e forse anche meno. Quindi, in pratica,  c’è l’1,8% di probabilità di ricontagio, mentre con il vaccino circa tre volte tanto.  C’è da aggiungere che le reazioni immunologiche al vaccino non sono ancora ben conosciute in chi ha già contattato il virus è ha già un sistema immunitario attivato. Ora si sta  vaccinando anche chi è guarito ma nessun dato scientifico al momento dimostra  la necessità e la sicurezza di questa operazione.

Prima di vaccinare persone precedentemente malate bisognerebbe almeno monitorare la presenza e la durata dei loro anticorpi. Al momento quindi non è corretto ne sicuro vaccinare persone già immunizzate. Il vaccino ai guariti non andrebbe fatto, almeno fino a quando  non avremo dati scientifici al proposito sia se esista una immediata necessità di vaccinare questi ex malati sia sulla sicurezza del vaccino nel loro caso. Aspettiamo dunque le evidenze scientifiche.  

Più di 2 milioni sono in Italia i guariti da Covid  e si stanno registrando   reazioni avverse ai vaccini da parte di chi ha già contratto la malattia. La prudenza per me sarebbe d’obbligo, anche se per qualcuno non vi sarebbero controindicazioni a vaccinare persone infette asintomatiche. Altri colleghi al proposito pensano che chi ha già avuto il Covid non si deve vaccinare, perché ha degli anticorpi naturali. Semmai dovrà controllare il loro livello. Quando dovessero scendere, si potrebbe prendere in considerazione la vaccinazione. In ogni caso, per i guariti valgono l’obbligo di mascherina e quello del distanziamento, esattamente come per gli altri.

Se si accettano questi indicazioni, una delle conseguenze possibili è anche che allora venga data la precedenza al vaccino a che non è stato precedentemente contagiato e che le persone fragili guarite dal Covid vengano immunizzate subito dopo se con bassi livelli di anticorpi neutralizzanti, non appena sarà superata la prima fase di carenza dei vaccini. Va ricordato infine che la risposta immunitaria prodotta dal vaccino nella persona non precedentemente contagiata è più robusta di quella naturale, che tra l’altro varia molto a seconda della severità della malattia e del sistema immunitario dell’ospite.