Crisi ucraina: Verona investe in mais e soia, ma i costi sono proibitivi

La guerra in Ucraina sta ponendo grandi problematiche sul fronte dei cereali, con la decisione di parecchi Paesi, ultima quella di ieri dell’Argentina, di bloccare l’export per garantire il fabbisogno interno.

“Il primo aprile nel Veronese sarà seminato il mais e il primo maggio toccherà alla soia. Ma la situazione è preoccupante. È ormai un anno che tutti gli indici spingono al rialzo i prezzi dei cereali e delle proteoleaginose – dichiara Andrea Lavagnoli, presidente provinciale di Cia – Agricoltori Italiani -.  I segnali per l’immediato futuro non danno indicazioni di un abbassamento dei prezzi. Le aziende zootecniche veronesi, da tempo, hanno destinato a queste colture la totalità dei terreni posseduti proprio per arginare il rialzo dei prezzi dei mangimi e delle materie prime».

Andrea Lavagnoli, presidente CIA-Agricoltori italiani di Verona

Aggiunge il presidente della Confederazione: «Il problema è che, a fronte dei maggiori investimenti di superficie a mais e a soia che si stanno programmando, si dovranno fare i conti con la carenza di fertilizzanti azotati e dei prezzi altissimi dell’energia necessaria per le irrigazioni. Stiamo attendendo che vi sia una sospensione della Pac per gli aiuti diretti al reddito degli agricoltori, consentendo la coltivazione delle superfici a riposo e l’applicazione di premi accoppiati alle colture strategiche come quelle citate. Oggi la scelta è tra sostenibilità ambientale con costi proibitivi per gli agricoltori e sicurezza alimentare per disporre di derrate alimentari per gli animali e i consumi»..

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