Dai commercialisti a +Europa: in tanti contro il rinnovo del CDA di VeronaFiere a trenta giorni dal voto

La nomina dei nuovi vertici di VeronaFiere sta suscitando un vespaio di polemiche. Il Comitato Pari opportunità dei Dottori commercialisti di Verona sottolinea “ Apprendiamo dai media che il Consiglio di Amministrazione di Verona Fiere S.p.A, nominato ieri con un numero di componenti aumentato da 5 a 7, è costituito da soli uomini. Verona Fiere si è così dotata di un organo amministrativo e di un organo di controllo con personalità e professionalità esclusivamente maschili, escludendo la componente femminile. Con questa scelta la città di Verona, attraverso il voto espresso da alcune tra le sue massime istituzioni tra cui il Comune, socio di maggioranza relativa al 39,48% e la Camera di Commercio, socio al 14,36%, oltre che dai soci appartenenti al mondo finanziario, ha ignorato il principio del rispetto della parità di genere.  Un’opportunità persa per la città, e un pericoloso passo indietro nel rispetto e nella promozione delle pari opportunità”.

Tommaso Ferrari e Beatrice Verzè di Traguardi sottolineano come si sia trattato di “Una forzatura, un inciucio. Non c’è altro modo per definire la nomina del nuovo gruppo dirigente di Veronafiere a venti giorni dalle elezioni amministrative. Non si è mai assistito a una maggioranza che assegna incarichi ai vertici di uno dei suoi enti strategici in chiusura di mandato, senza aspettare il responso delle urne. E il bello è che l’Amministrazione Sboarina non tenta nemmeno di mascherare questa operazione di mera spartizione delle poltrone, culminata con la nomina a presidente di Federico Bricolo, responsabile della campagna elettorale della Lega e artefice dell’accordo – tutt’altro che scontato fino a qualche settimana fa – per il sostegno al sindaco uscente Sboarina. Siamo inoltre sconcertati dalla decisione di nominare un Consiglio d’Amministrazione composto da soli uomini. Ci chiediamo se sia questa l’immagine inaccettabile che la Fiera di Verona vuole mostrare agli stakeholder di tutto il mondo. Oggi, nel 2022, il mancato rispetto della parità di genere è a dir poco discutibile in qualsiasi forma di organizzazione, sia sul piano della legittimità che su quello dell’opportunità, ma in quanto socio politico e con maggioranza relativa, il Comune di Verona aveva il dovere di effettuare per Veronafiere delle nomine che rispecchiassero la parità di genere, tracciando l’esempio anche per gli altri soci”.

Aggiunge Elisa Dalle Pezze, candidata del PD: “I soci della Fiera, in particolare il Comune di Verona, dimentica metà della società, le donne. Come se non ci fossero donne preparate, competenti e all’altezza di ricoprire ruoli di responsabilità in Fiera a Verona. Non solo il rinnovo è stato fatto a ridosso di una tornata elettorale dove la conferma del sindaco uscente è tutt’altro che sicura, mettendo la Fiera a rischio di avere visioni distoniche dalla futura Amministrazione comunale, non solo questo rinnovo è il frutto di un accordo politico spartitorio tra Lega e Fratelli d’Italia, non solo l’aumento da 5 a 7 dei componenti del Cda, non solo l’introduzione di una ulteriore figura apicale quale l’amministratore delegato, unico caso noto in Italia di tre apicali, ma anche la quota di genere assolutamente non rispettata. È rimasto inascoltato l’appello del Pd, dell’On. Dal Moro. Forse Sboarina temeva di non vincere ? Segno di una involuzione culturale e proprietaria delle istituzioni,  con Verona che peraltro perde energie e competenze del mondo femminile. Se Sboarina non rimedierà immediatamente a questo vulnus ci penserà il prossimo sindaco di Verona, Damiano Tommasi”.

Giorgio Pasetto e Lorenzo Dalai di +Europa aggiungono: “ Ormai siamo oltre la casta. Sboarina e la destra che lo sostiene hanno talmente paura di non poter lottizzare i centri di potere veronesi, da farlo adesso, 3 settimane prima del voto. L’interesse di questa politica non è che Verona cresca come prestigio e produttività, ma che garantisca potere e stipendi ad amici e militanti.La nostra idea è che le partecipate debbano essere tali nel nome dell’impegno serio e delle competenze e che l’unica politica che possa trovarvi spazio sia quella manageriale e dello sviluppo.

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