Dal Lago di Garda “Brezza Riva Riserva pas dosé” Trentodoc 2016: la degustazione

(di Carlo Rossi) Un territorio spettacolare, l’Alto Garda. Regno della Agraria Riva del Garda, che annovera la Cantina di Riva. Un terroir magico, frutto di milioni di anni di ancestrale evoluzione. Qui s’incontrano le placche di Africa ed Eurasia. Da questo abbraccio nacque il primo canyon che formò poi il bacino del Garda, modellato da quattro glaciazioni oltre 10000 anni fa. Per raggiungere Furio Bettelloni, enologo front-line della cantina nell’orbita del Gruppo Cavit, si percorre una delle più affascinanti strade del mondo, la Gardesana Orientale. Siamo in Regione Trentino, zona Trento Doc, quindi, per le bollicine, rigorosamente chardonnay da vigneti di montagna. A Riva del Garda la Cantina di Riva presenta anche un’ altra eccellenza, nell’olio d’oliva, vero oro verde, con la sua monocultivar di Casaliva, che, crescendo al 46 parallelo (da  qui il nome della linea selezionata),  rappresenta il livello dell’olivo più a Nord d’Europa.

Eccellenza, qualità e gusto indimenticabile il mantra anche nel vino e con il  metodo classico in particolare. Due i plus.  Una sperimentazione nelle acque del Garda, la prima, che rimarrà ancora underwater ad affinare per 24 mesi, ed un’altra bolla, la punta di diamante della Cantina di Riva, la Brezza Riserva pas dosé Trentodoc, che abbiamo degustato nella versione 2016. Vigneti a Tenno, intorno a 500 metri e oltre 20% di pendenza. Terrazzati. Oltre 300 sono i piccoli soci che conferiscono le uve da piccoli appezzamenti.  Agricoltori storici. Tutti animati da uno sano spirito di ricerca d’eccellenza e dall’orgoglio di insistere in un territorio emozionante. Il vino proviene da uve allevata secondo la tecnica della tradizionale pergola trentina, non più diffusa come un tempo.  

 “É la passione per la nostra terra e la nostra storia , per il nostro territorio ad unirci. La qualità e l’unicità dei nostri prodotti sono la cifra del nostro modus vivendi. Una ricchezza che viene dal lavoro certosino in vigna e attenzione maniacale al dettaglio in ogni fase, dal campo al consumatore, privilegiando filiera corta e prodotti a Km zero.” Mi racconta Furio. “Nel 1926 nasce l’Associazione Agraria Riva del Garda, col fine di promuovere e sostenere l’agricoltura nell’Alto Garda. La Cantina venne fondata nel 1957, mentre nel 1965 inizia l’attività del Frantoio. Dal 2000 siamo una società cooperativa, per dare maggiore rilievo alle attività produttive della Cantina e del Frantoio, con costante rinnovo e aggiornamento tecnico degli impianti, all’avanguardia nei rispettivi settori e l’appartenenza al mondo Cavit consente visione prospettica e sostenibile, e una buona remunerazione delle uve”  sottolinea .

Le uve vengono subito avviate al ciclo di pressatura senza essere diraspate per garantire il massimo dell’integrità dei grappoli. La pressatura soffice permette di ottenere mosti privi di componenti fenoliche che conferirebbero poca eleganza al vino. Il mosto, dopo essere decantato naturalmente per circa 12 ore viene avviato alla fermentazione alcolica che avviene in parte in acciaio (85%) e in parte in barriques di rovere francese (15%), dove viene mantenuto fino alla primavera e preparato per l’operazione del tiraggio.

Risultato:  un ottimo assemblaggio che esalta la freschezza dello chardonnay mentre l’ottima spalla acida rende pulente ed accattivante una lunga beva. Spuma bianchissima ed eterea, bollicine gentili e generose, profumi di fiori e frutta, appena di torbato. Prevale la frutta esotica e il pompelmo rosa, tra i fiori gelsomino. Mediterranee note di timo ed origano avvolgono il naso che si lascia sedurre da sentori di mirtilli. In bocca generoso, ampio ed elegante, di buona stoffa. Persistente.   

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