(di Paolo Danieli) La sinistra italiana dopo un periodo di crisi si è ripresa. Grazie anche agli errori del centrodestra che rispetto a qualche mese fa non è più così sicuro di vincere se si votasse domani. La competizione Meloni-Salvini anziché portare consensi ne ha sottratti. Nel settembre 2019, Lega e Fratelli d’Italia, messi insieme, erano al 41% nei sondaggi e oggi sono al 38,8%. La questione vaccini ha contribuito ad allontanare consensi e il Pd in fase di sorpasso su FdI. 

In ogni caso da alcuni anni è in atto un rimescolamento della composizione sociale del consenso. Un sondaggio Ipsos mostra la mutazione genetica della sinistra che non è più la rappresentante della classe operaia. Fra gli operai è solo l’8,2% che voterebbe Pd, contro il 25,5% degli imprenditori, il 19,6% dei lavoratori autonomi, il 37,1% dei pensionati e il 30,4% tra gli studenti. Una composizione ben lontana da quella della sinistra tradizionale. Quella con la bandiera rossa. Una sinistra più borghese che proletaria.

Se poco più dell’8% degli operai orienta il proprio consenso sul Pd più del triplo, il 27,8%, vota Lega, che si conferma un partito popolare. Il Carroccio raccoglie il 18-19% fra le partite Iva.

Anche aggiungendo ai consensi operai del Pd quelli dell’intero schieramento della sinistra, questa raggiunge un 12,4%, meno della metà della Lega. 

Ma a destra non c’è solo Salvini. C’è anche Fratelli d’Italia che fra gli operai riscuote un consenso del 17,7%, sempre il doppio del Pd e più di tutta la sinistra unita. Esiste quindi una scomposizione del quadro sociale su cui era impostata la logica destra/sinistra. Se si aggiunge il risultato di una sondaggio Swg, secondo il quale il 41% degli italiani non si riconosce più nelle categorie destra/sinistra, l’astensionismo alle ultime amministrative ed il successo del governo Draghi che mette assieme tutti è inevitabile trarre una deduzione.

A distanza di 230 anni dalla Rivoluzione Francese che coniò la dicotomia destra/sinistra forse è giunto il momento di superarla per arrivare ad un confronto politico non più basato sulle etichette, ma sui temi concreti.