(Di Stefano Cucco) Si fa drammatica la situazione nel bacino padano, “giacimento” del “made in Italy” agroalimentare, ma dove, nella perdurante assenza di piogge, si è ormai alla vigilia di scelte drastiche per garantire una portata del fiume Po, sufficiente ai prelievi ad uso potabile ed a contrastare la risalita del cuneo salino, che sta alterando gli equilibri ambientali nel delta, inaridendo i territori: dalla sorgente alla foce, non solo i flussi in alveo sono largamente al di sotto di quanto registrato in anni recenti, ma a Pontelagoscuro, con 301,6 metri cubi al secondo, si è scesi abbondantemente sotto il precedente minimo storico, fissato a mc./sec. 320. “A fronte di tale emergenza”, afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), “chiediamo l’immediata attivazione di una cabina di regia, che ricomprenda i principali organi tecnici e politici, per valutare, nel rispetto delle priorità di legge, tutte le possibili soluzioni e conseguenti azioni in materia di rilasci e prelievi idrici in alveo, governando le inevitabili problematiche che ne seguiranno. Attorno al tavolo, coordinato dalla Protezione Civile, dovrebbero sedere, oltre ad ANBI, le quattro Regioni interessate (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), le Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e delle Alpi Orientali, i rappresentanti dei gestori elettrici e dei principali “stakeholders” . “Le eventuali scelte da assumere”, precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, “non possono, infatti, ricadere su un unico portatore d’interesse, ma devono essere frutto di scelte responsabilmente assunte in maniera collegiale, nell’assoluta sicurezza che ciascuno faccia la propria parte e che quanto deciso raggiunga gli obbiettivi prefissati. E’ inaccettabile, infatti, penalizzare idricamente l’economia di un territorio senza la ragionevole certezza di un effettivo ristoro utile per aumentare i livelli in alveo”. Le prossime settimane saranno le più critiche per le colture in campo ed uno stress idrico ne pregiudicherebbe la resa o potrebbe addirittura causare, in alcuni territori, la perdita parziale o totale della produzione; per questo, ANBI richiama la necessità di non limitare le valutazioni a semplici considerazioni idro-meteorologiche, ma di analizzare anche la condizione idrica complessiva dei territori e soprattutto lo stato fenologico delle colture, considerato pure l’obbiettivo strategico di aumentare l’autosufficienza alimentare del Paese. “Auspichiamo”, conclude Vincenzi, “che la gravità della situazione e l’evidenza dell’emergenza in atto induca urgentemente ad avviare la necessaria infrastrutturazione del territorio, ad iniziare da nuovi bacini per trattenere le acque di pioggia e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici, aumentando la resilienza delle comunità”.