Gli algoritmi di sicurezza dei social possono essere manipolati per bloccare le notizie vere ma scomode 

(di Giorgio Massignan) In questi giorni mi sto chiedendo se la censura, con il blocco delle informazioni “scomode”, non sia solo un fenomeno dei paesi con regimi autoritari e/o dittatoriali, ma anche di quelli a gestione democratica. Da decenni, parte delle informazioni, dei dibattiti e anche delle cosiddette fake news, sono ospitate dai  cosiddetti social.
Uno dei più importanti e frequentati è Facebook che, per evitare che siano pubblicate notizie che possano istigare alla violenza ed ai comportamenti criminali, oppure a mettere in pericolo la propria e altrui sicurezza, o essere contrari alla morale, ha sviluppato e imposto degli standard che dovrebbero evitare la pubblicazione di contenuti impropri.  Contenuti che possono essere segnalati da una o più persone.

Tutto bene e corretto? Assolutamente no, perché dal momento in cui arrivano le segnalazioni, l’account che contiene le eventuali informazioni non rispettose degli standard viene bloccato, in attesa dei controlli. Controlli che possono durare anche un mese.   E’ ovvio che, se un account risulta scomodo a qualcuno, facendo una o più segnalazioni, viene bloccato.  In questo modo si fermano informazioni e notizie scomode, anche se coerenti con gli standard di Facebook.

La persona a cui è stato bloccato il proprio account, può solo limitarsi a chiedere un controllo e attendere che gli venga riattivato. Non può comunicare con nessuno, né chiedere spiegazioni e neppure conoscere la fonte delle segnalazioni. Tutto risulta impersonale e automatizzato.  In questo modo, il diritto di espressione, sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione, può essere bloccato da semplici e infondate segnalazioni.    E’ quello che è successo al mio account su Facebook, che, da martedì 10 maggio, è stato bloccato e, nonostante abbia subito richiesto  il controllo, ad oggi, sono ancora silenziato.     Faccio notare che avevo da poco pubblicato un articolo sulla storia del tram a Verona, dal primo a cavalli, sino alle ultime filovie con le bretelle.   Probabilmente c’è stata una o più segnalazioni da parte di coloro che non amano Verona, la sua storia e il suo benessere.
Sono certo di avere sempre rispettato il regolamento di FB, e di aver pubblicato soprattutto informazioni di cultura e storia di Verona. 
Pertanto, non spiegandomi  il motivo di questo blocco assurdo, mi sorge il timore che la libertà di espressione possa essere condizionata da impersonali algoritmi, astutamente manipolati da coloro che vogliono bloccare le notizie che ritengono , per loro, scomode.  

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