Grand Tour a Venezia al Ristori, recensione

(Di Gianni Schicchi) Solida prova dell’Orchestra Zefiro al Ristori Baroque Festival che così può ulteriormente arricchire il suo già consistente bagaglio di prestazioni conseguite in terra veronese. La famosa orchestra mantovana è tornata al Ristori confermandosi in pieno nel ricco programma settecentesco del Grand Tour a Venezia che comprendeva pagine di Veracini, Pisendel, Lotti, Vivaldi, Heinichen e Zelenka.

Grand Tour a Venezia, un titolo per ricordare come nel Settecento la città lagunare fosse una straordinaria capitale della musica, capace di attrarre numerosi giovani della migliore nobiltà e borghesia europea, intenti a dar vita ad un intenso scambio di esperienze e di competizioni con i più grandi musicisti italiani dell’epoca. Fra questi vi era il diciottenne principe Federico Augusto II di Sassonia, che compì a Venezia il suo tour, accompagnandosi a grandi musicisti come il violinista Georg Pisendel, l’oboista Christian Richter e il compositore Dismas Zelenka.

Nella Zefiro, ampio spazio di intervento ai tre fondatori: i fratelli Grazzi col direttore Alfredo Bernardini, in pagine in cui brillano gli strumenti a fiato (oboi e fagotti), intenti alla riscoperta di illustri maestri, che gravitavano pure attorno alla capitale della Sassonia, Dresda, altra grande capitale che è indirettamente coinvolta nel programma del Ristori. Non solo perché capitale, ma perché faro indiscusso del mecenatismo musicale del primo Settecento che proprio grazie a Federico Augusto a Dresda – dove era attiva la più splendida orchestra di tutta Europa – si realizzava una mirabile sintesi stilistica tra i gusti tedesco, francese e italiano. Pure sul piano religioso, si assisteva ad una singolare convivenza tra protestanti e cattolici. I rapporti con l’Italia erano molto stretti basti pensare alla ben nota amicizia del violinista Johann Georg Pisandel con Antonio Vivaldi, ma ancora più interessanti e probabilmente meno conosciuti sono i rapporti con l’Italia di Johann David Heinichen, che a Dresda ricopriva il ruolo di maestro di cappella.

In base a quanto si narra, nell’ottobre 1716 sul Canal Grande venne eseguita una cantata di Heinichen per celebrare il compleanno di Federico Augusto, impegnato nel tradizionale Grand Tour. Heinichen è oggi ricordato dagli specialisti soprattutto come autore di un trattato di basso contino, ma la sua opera rimane per lo più ignota al grande pubblico. Bene ha fatto lo Zefiro ad inserirlo nel suo programma di sala, con il Concerto in mi minore per due oboi, archi e continuo, nel momento forse più alto del suo concerto al Ristori. Senza dimenticare un autore come il boemo Zelenka, con la sua Ouverture – Suite in fa maggiore, unitamente al Concerto in re maggiore per volino di Pisendel, pagina difficilissima dove è brillato lo splendido strumento di Elisa Citterio e il Concerto in fa maggio RV 455 di Vivaldi, col suo sottotitolo “per la Sassonia”, dove si è affermato l’applauditissimo oboe di Paolo Grazzi.

Serata con grandi ovazioni del pubblico a decretare il chiaro successo dello Zefiro (concesso un grazioso bis con I marinai divertiti dalla Water Music di Telemann) e un’occasione preziosa per scoprire fra tanti maestri, l’articolato paesaggio sonoro di straordinarie capitali della musica, dove a Venezia va accomunata anche Dresda.

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