I numeri dicono che l’Italia non è un paese per giovani

Tira brutta aria per i giovani in Italia. Non solo sono sempre meno, destinati a diventare una minoranza, ma anche le loro condizioni di vita sono destinate a peggiorare. “Nel prossimo futuro i giovani avranno una posizione sociale peggiore rispetto a quella dei genitori”. Lo dice il sociologo Ilvo Diamanti, riferendo i dati della sua ultima indagine di Demos, il suo istituto di ricerca politica e sociale. Secondo un altro studio, il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, se nel 2008 il tasso dei giovani che non studiano né lavorano tra i 25 e i 34 anni era del 23%, nel 2019 è salito al 28,9%. Media europea: 17,4 % nel 2008, 17,3% nel 2019. E poi c’è stata la pandemia…In realtà le statistiche tengono in considerazione come Neet (Neither in Employment or in Education or Training) la fascia d’età fra i 14 e i 29 anni. E anche qui il record è italiano: 23,3%. Ma lo studio in questione ha tenuto presente che l’età cruciale per i progetti di vita da noi è fra i 25 e i 34 anni. L’Italia non è “un Paese per giovani” sottolinea l’Istat. Gli over 65 sono quasi un terzo della popolazione e sono destinati ad aumentare. Nascono sempre meno figli. Diamanti ricorda anche che sono circa 350 mila i giovani andati all’estero negli ultimi 10 anni. Soprattutto laureati e soggetti qualificati che se ne vanno per migliorare la loro preparazione e acquisire nuovi titoli. Il più delle volte non rientrano. Un danno enorme per la nostra società e una responsabilità gravissima per chi non è stato in grado di trattenerli. E anche l’assegno unico che entrerà in vigore dal 2022 non servirà a niente perché è legato a Isee bassi. Come non servirà a chi è giovane adesso un’inversione del trend demografico i cui effetti si farebbero sentire quando i giovani di oggi saranno già vecchi.

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