(di Bulldog) Per fortuna che Sanremo alza un polverone tale che così passa in secondo piano il fasullo  aiuto occidentale all’Ucraina che a tutto servirà tranne a far finire  un giorno prima la guerra o fermare per davvero l’annunciata offensiva di primavera dell’Armata Rossa (primavera? col disgelo? sicuri? Ottant’anni fa mi mossero fra dicembre e gennaio costringendo italiani, ungheresi e tedeschi a scappare a piedi sul terreno ghiacciato, ideale, invece e purtroppo per noi, per i  T34 ).

Non  saranno  i poco più di 100 carri armati occidentali (sui 300 richiesti) a cambiare il volto della guerra che, da copione, dovranno combattersela da soli i fantaccini di Kiev coi mezzi attuali. Dei promessi carri, 30 – gli Abrams statunitensi – sono poi in costruzione e una volta costruiti e testati andranno imbarcati e attraversare tutta l’Europa prima del battesimo del fuoco. Gli stessi e celebrati Leopard 2, alla prova del combattimento, nelle mani dei professionisti dell’esercito turco, registrarono in Siria perdite del 30% e persino i talebani afghani riuscirono a metterne fuori combattimento più d’uno. Se queste sono state le perdite di addestrati e rodati battaglioni carri cosa mai accadrà ad equipaggi inesperti, a stento conoscitori dei mezzi e delle tattiche di combattimento?

Insomma, se l’Europa e la Nato avessero voluto davvero fornire dei carri armati avrebbero messo in campo ben altre risorse; e se l’Italia avesse voluto avrebbe potuto mettere mano alle decine di Leopard 1 (armati con un canone da 105, comprese le versioni in grado di sparare in movimento) che arrugginiscono fra Piemonte e Lombardia, al parco di Lenta, o agli utilissimi caccia-carri Centauro (stesso calibro) che stanno facendo analoga fine.

Se davvero avessero voluto far finire la battaglia, gli Occidentali avrebbero addestrato i piloti di Kiev all’utilizzo dell’A10- Thunderbolt che in un conflitto analogo – la prima guerra del Golfo, combattuta contro un esercito attrezzato con mezzi russi e su strategia ed organizzazione (sembra un ossimoro, lo so…) sovietica – in una settimana di conflitto fecero fuori dal cielo mille carri e 2mila blindati iracheni. Ovvero, lo stesso risultato di un anno di combattimento della fanteria ucraina contro i corazzati russi grazie ai sistemi d’arma controcarro individuali, ma ad un costo umano al momento sconosciuto. Spazzate via le unità corrazzate d’élite della Guardia Repubblicana Saddam Hussein dovette arrendersi. E il Kuwait tornò nuovamente una nazione indipendente. Perché non replicare una strategia che funziona?

Questa manfrina  sui tank e il “dibattito” italiano al riguardo – nonostante quanto accade  il Paese resta ancora assai lontano da una salda cultura della sicurezza e delle forze armate – non porterà purtroppo a nulla e vedremo nei prossimi mesi due pugili suonati sul ring che se le daranno di santa ragione senza riuscire ad infliggere il colpo del kappaò definitivo.

Dato per scontato che del  “tremendo sforzo attuale” resta poca cosa, sorge spontanea una domanda: ma perché stiamo facendo tutto questo? Quali sono gli obiettivi strategici di questa campagna? Cosa ci proponiamo di “portare a casa” una volta finita la battaglia? La nuova Nato è pensata soltanto per tenere gli americani dentro, i cinesi  fuori e i russi sotto o c’è di più? Quale si immagina sarà il “dividendo della pace” che incasserà l’Italia?

Se la guerra dell’Ucraina è stata pensata male e realizzata peggio, la sua conclusione sembra nascere sotto la stessa stella fatta di totale assenza di visione politica condita da un forte tasso di fellonìa.