Tra i guai che il Covid ha combinato ci sono anche decine di migliaia di tonnellate di rifiuti sanitari che sovraccaricano il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti sanitari. Lo rileva un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che stima che nel mondo ci siano stati rifiuti per 87.000 ton. di dispositivi di protezione individuale oltre a quelli, come le mascherine, dei privati cittadini.  In più 2.600 ton. di plastica dai 140 milioni di kit dei tamponi e degli 8 miliardi di vaccini che hanno prodotto altre 144.000 ton. Tutto questo mentre si cerca di risolvere il problema dell’inquinamento del pianeta. Il Covid, dice Maria Neira, Direttrice Ambiente, Clima Cambiamento e salute all’OMS ”ha costretto il mondo a fare i conti con le lacune e gli aspetti trascurati del flusso dei rifiuti e il modo in cui produciamo, utilizziamo e scartiamo le nostre risorse sanitarie, dalla culla alla tomba”. L’OMS raccomanda quindi l’utilizzo di imballaggi eco-compatibili, DPI riutilizzabili, materiali riciclabili o biodegradabili, investimenti in tecnologie di trattamento dei rifiuti non combustibili, logistica inversa per supportare il trattamento centralizzato e gli investimenti nel settore del riciclaggio per garantire che i materiali, come la plastica, possano avere una seconda vita.

Verona non fa eccezione. 

Subito dall’inizio della pandemia l’Amia, dopo aver inviato a tutte le famiglie le istruzione per come procedere alla raccolta dei rifiuti domestici prodotti dalla contaminazione Covid, ha raccolto fra il 14 aprile 2020 e il 31 gennaio 2022 76.250 chili di rifiuti prodotti dalla pandemia – senza contare quelli chei cittadini hanno buttato nel cassonetto dell’indifferenziata- e li ha conferiti nell’inceneritore di Schio. Un carico di lavoro notevole. Ed anche una bella spesa visto che, essendo Ca’ del Bue praticamente inutilizzato, dobbiamo rivolgerci ad altri termovalorizzatori che si fanno pagare.