Mentre si svolge il progetto di distruggere tutte le identità, così da svuotare i popoli delle loro culture e sostituirle con il consumismo ed una pseudocultura fatta di banalità e luoghi comuni, è necessario rimarcare la necessità di difendere le tradizioni e i simboli della nostra civiltà. Fa notizia l’idiozia di quegli insegnanti che vorrebbero impedire che nelle scuole venga fatto il Presepio per non “offendere” la sensibilità degli alunni stranieri. Fa indignare, per chi ancora trova la forza per farlo, il tentativo di qualche rappresentante europeo di eliminare gli auguri di Natale, ritenuti troppo confessionali.

Questi ignoranti non sanno che il Natale, prima di essere una festa cristiana è la festa dei popoli europei, cioè il solstizio d’inverno: il giorno più corto, quando la luce sembra cedere al buio e il sole essere sopraffatto dalle tenebre. Ma da lì rinasce e le giornate ricominciano ad allungarsi. Un fatto essenziale per chi viveva senza l’elettricità.

La celebrazione del solstizio è un retaggio antichissimo dei nostri antenati che vivevano al nord, dove la mancanza della luce era sentita ancora di più. Popoli che adoravano il sole, fonte di vita. Gente semplice, legata ai fenomeni naturali. La vittoria della luce sulle tenebre generava autentica gioia e speranza. Una gioia ancestrale che può essere ritenuta generatrice di quella diffusa e inconsapevole adesione alla riedizione moderna dei riti solstiziali che possiamo ritrovare nell’atmosfera natalizia.

Era il Natale del Sole che Roma antica festeggiava come “dies natalis solis invicti”  cioè del “giorno natale del sole non vinto (dalle tenebre). 

Il Natale che festeggiamo noi è la sua cristianizzazione. Nasce Gesù invece del Sole. Si festeggia il 25 anziché il 21 dicembre. Ma il concetto è lo stesso. Luce e speranza. Il Cristianesimo, attraverso quel processo noto come sincretismo, per diffondersi ha dovuto accettare e assimilare le tradizioni pagane pre-esistenti.

Ma l’origine solare del Natale è testimoniata anche da altre evidenze. L’albero di natale è l’albero della luce. Evidente la derivazione solstiziale. Così come il mito di S.Lucia, che in Svezia viene festeggiata da delle ragazzine con la testa cinta da una corona di candele accese che vanno di casa in casa a intonare dei canti natalizi. Anche qui è evidente la simbologia della luce. Anche lo stesso nome ‘Lucia’ significa ‘luce’, e richiama la vergine di Siracusa martirizzata attraverso l’asportazione degli occhi, organo con il quale si vede appunto la luce. 

Tutto questo per affermare l’importanza delle tradizioni per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare. Alle quali non dobbiamo rinunciare per nessun motivo.