(di Michele Bertucco) In Italia vengono mediamente cementificati oltre 500 kmq di territorio all’anno. E’ come se ogni 4 mesi sorgesse una nuova città delle dimensioni di Milano. Quali le ragioni di questo impressionante consumo di suolo?

Le attività connesse all’edilizia sono considerate il volano della nostra economia ed il bancomat con cui comuni come Verona hanno cercato di aumentare i fondi a disposizione dei propri bilanci. Una bolla speculativa alimentata dalla crescita esponenziale del valore di mercato delle aree edificabili e che oggi si traduce – secondo i dati forniti dall’associazione delle agenzie immobiliari – in oltre 2 milioni di alloggi invenduti ed in decine di migliaia di capannoni industriali abbandonati (solo a Verona si parla di oltre 10.000 alloggi non utilizzati). Si è costruito troppo, si è anche costruito male, con tipologie non rispondenti all’effettiva domanda e spesso con una discutibile qualità energetica.

Nuove lottizzazioni e nuove infrastrutture hanno invaso e distrutto i suoli più fertili. La carente capacità di governo del territorio da parte delle pubbliche amministrazioni e la conseguente dispersione insediativa hanno aggravato il costo dei servizi e dei trasporti ed hanno generato una frammentazione degli ecosistemi e del territorio rurale, rendendo problematica da un punto di vista funzionale ed economico la sopravvivenza di molte aziende agricole. Impressionanti i dati del Censimento dell’agricoltura. Nel Veneto negli ultimi 20 anni la superficie agricola totale è diminuita del 21,5%, ovvero di quasi 300mila ettari (superficie pari circa a quella della provincia di Verona!) Una distruzione di una risorsa fondamentale per la nostra economia, soprattutto in tempi di crisi, quando – come sostiene la Comunità Europea – ogni Stato e Regione si dovrebbero porre l’obiettivo della sovranità alimentare, valorizzando le attività agricole e favorendone l’evoluzione verso la multifunzionalità e la sostenibilità ambientale.

La cementificazione del territorio ha reso più fragili le nostre città e le nostre campagne nei confronti del dissesto idrogeologico, delle alluvioni e dei cambiamenti climatici. Cementificazione del territorio, ed in particolare, come avvenuto a Verona, del territorio rurale e collinare, significa distruzione del paesaggio, cioè di uno dei fattori essenziali per la stessa identità ed il benessere di ogni comunità.

Spesso in questi anni chi ci governa si è dichiarato a favore della salvaguardia di paesaggio e territorio. Purtroppo però alle dichiarazioni non sono seguiti provvedimenti concreti. Le leggi regionali approvate in Veneto consentono con la modalità della deroga di continuare il consumo di suolo. Per i Comuni deve inoltre essere reintrodotto il vincolo di destinazione degli oneri di urbanizzazione, escludendo che vengano utilizzati per il finanziamento della spesa corrente come avviene nel comune di Verona.

Nella pianificazione urbanistica vanno poste al centro del piano le reti ecologiche, l’agricoltura e la biodiversità, la salvaguardia idraulica, la rete dei trasporti collettivi su ferro, il paesaggio e la tutela dei beni storici e culturali, del recupero e della rigenerazione dei aree urbane degradate. Solo così si potrà operare una riconversione ecologica di Verona.