Il vino 4.0? lo prepara l’Università di Verona a Villa Eugenia (San Floriano)

(di Elisabetta Tosi)  Inaugurare una nuova cantina in una zona ad alta densità vitivinicola come la Valpolicella non è esattamente una novità, ma quella presentata ufficialmente a San Floriano di San Pietro in Cariano non è solo una cantina: è la nuova sede del Polo di enologia applicata dell’Università di Verona. Al taglio del nastro fatto dal Rettore Pier Francesco Nocini, affiancato dal docenti Diego Begalli (referente del Rettore  per il  trasferimento della conoscenza e rapporti con il territorio) e Maurizio Ugliano (referente scientifico della nuova sede universitaria) erano presenti autorità locali e molti rappresentanti del settore vitivinicolo veronese. «La nostra è una sfida europea, non solo veronese o nazionale – ha detto il Magnifico Rettore -. Ogni zona italiana ha le sue peculiarità: noi abbiamo dei tesori, i nostri prodotti, che vanno valorizzati. L’obiettivo di un Centro come questo è duplice: creare figure professionali che possano essere attrattive per le aziende  e fare ricerca per aiutare gli imprenditori a essere competitivi a livello internazionale».

La sede del nuovo Polo di Enologia applicata occupa gli spazi ristrutturati di quello che fino agli inizi degli anni 2000 era stato il Centro Sperimentale per la Frutticoltura e l’Enologia della Provincia, fondato nel 1977.  Acquisito dall’Università nel 2015, dopo anni di lavori per la riqualificazione e la ristrutturazione (costati un milione e 229 mila euro), oggi è una struttura all’avanguardia, che ai compiti di formazione universitaria affianca quelli della ricerca e del trasferimento delle conoscenze per il settore vitivinicolo. All’interno di quelli che erano gli annessi di Villa Eugenia, posta proprio accanto a Villa Lebrecht, sede del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università scaligera, si trovano infatti sale per lo studio, una sala per la degustazione, un’aula polifunzionale, un laboratorio di analisi e una cantina di vinificazione dotata di oltre  duecento  fermentini di varie capacità (da 5 a 600 litri), pensati per le microvinificazioni,  dotata di sistemi di sensoritstica di ultima generazione per il monitoraggio in tempo reale di differenti parametri di interesse enologico.

L’elaborazione dei dati avviene anche grazie alla collaborazione con il progetto Fabbrica del Vino 4.0, inaugurato lo scorso autunno a Verona, supportato dal Competence Center Smact, centro di eccellenza per la diffusione delle tecnologie 4.0. E poiché siamo pur sempre in Valpolicella, non poteva mancare un piccolo fruttaio per l’appassimento delle uve.

«Cosa faremo in questo centro? Faremo il vino dell’Università, naturalmente! – scherza il professor Ugliano, nella foto qui sopra, docente di enologia – Lo faremo però in modo un po’ diverso, perché in questo contesto noi sperimenteremo nuove tecnologie per cercare di dare risposte alle problematiche più attuali dei  produttori, come i cambiamenti climatici o la riduzione degli impatti energetici. Se nella cantina di un’azienda i ragazzi seguono i processi per fare i vini, qui li seguono per capirne la complessità».

In via di completamento anche i campi sperimentali dedicati alla frutticoltura e alla viticoltura. Tra ricerca e formazione universitaria non può venir meno l’apertura al territorio: «Non dobbiamo essere chiusi, senza il territorio la vita dell’Ateneo si inaridisce» aveva detto poco prima lo stesso Rettore Nocini. Per questo il centro si farà promotore anche di eventi, convegni,  seminari, oltre che di progetti di ricerca in collaborazione con aziende e Consorzi di Tutela.

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