In Francia, come in Italia, la metà dei crimini sono commessi da stranieri. Un dettaglio? Perché si cerca di non farlo sapere?

Il 15 ottobre su un marciapiede nella zona est di Parigi è stato trovato il corpo di una ragazzina di 12 anni nascosto in un contenitore di plastica. La vittima si chiamava Lola, era la figlia dei custodi dell’edificio dov’è stata assassinata. Subito s’era pensato a un rapimento finalizzato al traffico di organi. Poi è saltata fuori la verità attraverso testimoni, impronte e immagini delle videocamere. La polizia ha arrestato un’algerina di 24 anni, che ha confessato di aver imbavagliato Lola con del nastro adesivo, di averla spogliata, legata a una sedia e violentata con veri oggetti. Poi le ha tagliato parzialmente la gola, ha messo il sangue in una bottiglia, l’ha bevuto, ha fumato una sigaretta, quindi ha finito di sgozzare la ragazza, l’ha decapitata, ha pugnalato il cadavere più volte, l’ha messo in un contenitore di plastica e lo ha portato in strada. Il tutto confermato dall’autopsia. L’assassina è un’immigrata irregolare che non avrebbe dovuto trovarsi in Francia. “Troppi crimini e reati sono commessi da immigrati irregolari che non abbiamo voluto o potuto rimandare a casa” ha affermato Marine Le Pen, leader del Rassemblement National.
Ogni anno entrano illegalmente in Europa centinaia di migliaia di immigrati.  In Francia, gli immigrati irregolari sono autori di quasi la metà dei crimini.  Ci sono 200 stupri al giorno. A Parigi nel 2021 il 48 % di tutti i reati è stato commesso da immigrati illegali. Nessuno li menziona nemmeno. Di solito le aggressioni hanno una matrice razzista: le vittime sono sempre bianchi, gli aggressori sono quasi sempre arabi o africani, dettagli omessi dagli opinionisti. 

In Italia la situazione non è molto diversa. Le carceri italiane sono piene di stranieri che hanno commesso reati: Il 31,3% ovvero 17.104 su 54.609. Ma poi ce ne sono moltissimi fuori, condannati cin la condizionale o a pene minori. Le autorità evitano di comunicare i dati sugli autori dei reati. I comunicati parlano sempre di ‘un ventiquattrenne’ o di ‘un trentaduenne’, evitando di specificare se straniero o se immigrato irregolare.  Anche per le bande giovanili di teppisti, formate generalmente da arabi o da figli di arabi, si preferisce parlare sempre di ‘giovani’, di ‘ragazzi’, omettendone la nazionalità. C’è un ordine di scuderia. Girano evidentemente delle veline – non quelle di “Striscia la notizia”, ma quelle tipo MinCulPop – con le quali si raccomanda di glissare sulla nazionalità di chi commette i reati.
Il motivo è chiaro: non si vuole far sapere agli italiani che la maggior parte dei reati è commessa da stranieri, magari irregolari sul territorio nazionale, per rendere più accetta l’immigrazione, per evitare che nella società, com’è naturale, si formino anticorpi nei confronti di chi viene a casa nostra e non rispetta le regole. Il tutto in nome del ‘politicamente corretto’.
Questo modus operandi s’è instaurato durante gli l’ultimo decennio di governi di sinistra. Adesso però il governo è di destra. Poco ha potuto fare sugli sbarchi, che continuano come prima. Almeno che il Governo pretenda che le Questure o i Carabinieri, quando diramano le notizie degli arresti di chi commette un reato non si limitino a specificare l’età, ma che comunichino la nazionalità dell’arrestato.

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