«Cosa sta facendo la Giunta regionale a tutela dei risparmiatori veneti finiti nella trappola Infracom-A4 Holding e partecipate?». Stefano Valdegamberi, consigliere regionale di Futuro Popolare, con l’interrogazione indirizzata al Presidente della Regione Luca Zaia, chiama in causa la Regione Veneto e sollecita l’intervento dei magistrati contabili della Corte dei Conti su una vicenda societaria che coinvolge amministrazioni pubbliche e investitori privati e che – sostiene il consigliere regionale veronese – «ha fatto volatilizzare i risparmi e gli investimenti di tanti veneti». Per Valdegamberi si tratta di «un clamoroso caso di malagestione di soldi pubblici che ha danneggiato pesantemente quei privati che hanno investito i propri risparmi facendo affidamento sulla garanzia fornita dalla presenza maggioritaria delle istituzioni in una società che era stata dipinta dagli amministratori pubblici come un gioiello. Privati che hanno comprato ad un prezzo elevato azioni di Infracom e che sono stati clamorosamente beffati a causa di una serie di manovre che lasciano molti dubbi».[//] L’ex capogruppo Udc in Regione invoca “un intervento immediato” per fermare una “truffa istituzionalizzata” che ha già generato 180 milioni di debito (dati del bilancio 2010) e ha lasciato a casa 120 dipendenti. Nell’interrogazione-esposto Valdegamberi ricostruisce in modo dettagliato la storia di Infracom, società nata nel 1999, come spin off della Autostrada Brescia-Padova, per realizzare e valorizzare le fibre ottiche correnti sotto il sedime autostradale. E sottopone all’attenzione della Regione e della Corte dei Conti sei quesiti: 1) Perché la Brescia-Padova Spa, capofila, non converte il sovrapprezzo di 8.800 euro pagato dagli investitori istituzionali (a fronte di un valore nominale di 500 euro) mettendosi alla stregua dei soci minori fatti entrare in Infracom con inganno o quanto meno con false promesse di crescita e sviluppo? 2) Come mai i diversi soci pubblici istituzionali non si sono mai preoccupati di salvaguardare i soldi della collettività investiti in queste società? Anzi, hanno deliberatamente consentito la proliferazioni di ulteriori società di secondo o di terz’ordine, senza una pur minima logica imprenditoriale e di sviluppo? 3) Le partecipazioni del gruppo erano finalizzate alla creazione di nuovi business o semplicemente erano dei finanziamenti occulti ora a favore di uno, ora a favore di un altro? Perché, ad esempio, la sola Infracom è arrivata ad avere ben 53 società da essa stessa partecipate? 4) Cosa sta facendo la Giunta regionale per tutelare il patrimonio dei contribuenti veneti, di anno in anno sperperato in società che invece di creare ricchezza da distribuire attraverso i soci pubblici sul territorio, vengono ricapitalizzate utilizzando, come di recente, risorse pubbliche dai bilanci comunali o di altri enti locali? 5) Perché la Regione Veneto, non ha chiesto allo Stato la sospensione o la revoca delle concessioni autostradali di fronte alla conoscenza di una siffatta condotta imprenditoriale dei concessionari? 6) Perché queste inefficienze devono essere pagate dai cittadini e dalle imprese venete, oltre che con i soldi usati per gli aumenti di capitale dei soggetti pubblici, anche pagando tariffe tra le più elevate in Italia? Valdegamberi segnala, infine, la contraddizione tra la pesante situazione debitoria di Infracom, che ha indotto la società a lasciare a casa 120 dipendenti, e i lauti compensi riconosciuti all’amministratore delegato (che pare percepisca – scrive il consigliere veneto – uno stipendio di 310.000 euro all’anno, oltre 190.000 di parte variabile della retribuzione, oltre a benefit) e al direttore commerciale (180.000 di stipendio fisso, oltre a 90.000 di parte variabile e 200.000 euro di premio se la società viene venduta).