E’ in svolgimento fra oggi e domani tra Milano e Monza la prima edizione de ‘L’Italia delle Regioni’, il Festival delle Regioni e delle Province autonome. Domani sarà presente anche il Presidente della Repubblica. Segnale, questo, che il problema dell’Autonomia è sentito anche presso i massimi vertici dello Stato.
Oggi, da remoto, è intervenuta il capo del governo Giorgia Meloni che ha confermato l’impegno preso in campagna elettorale dalla maggioranza di destra-centro in favore dell’Autonomia. «Il governo vuole favorire l’attuazione dell’autonomia differenziata in tempi rapidi, in un quadro più ampio di riforme per rafforzare e ammodernare l’assetto stato» ma «non sarà mai un pretesto per lasciare indietro una parte del territorio», ha affermato Meloni, sottolineando che l’obiettivo è «migliorare efficienza e qualità dei servizi» e «colmare i divari», non »«creare disparità».
Questa dichiarazione non sgombra però il campo dai dubbi sulla tempistica. E’ certamente buona cosa l’attenzione all’Autonomia manifestata con il suo intervento, ma rimangono delle perplessità leggendo fra le righe. «Il governo vuole favorire l’attuazione dell’autonomia differenziata in tempi rapidi” dice la Meloni. Però subito dopo aggiunge «in un quadro più ampio di riforme per rafforzare e ammodernare l’assetto stato». Tradotto in termini politici più semplici potrebbe significare: va bene l’Autonomia, ma assieme alla riforma in senso presidenziale della Costituzione, cosa che implicherebbe tempi lunghi e incerti. Altre riforme della Costituzione sono state messe in cantiere e mai realizzate. E’ un vecchio trucco per mandare la concessione dell’Autonomia alle regioni che la chiedono alle calende greche. Non avendo il coraggio di dire “no, l’autonomia non la vogliamo” dicono “sì, ma non subito, domani, forse”. Perchè, come si sa, ‘del domani non v’è certezza’.
Ottimista il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli. Per lui questa “è la volta buona che riusciamo a chiarirci su cosa è meglio che faccia lo Stato e cosa le Regioni”. Perché dopo “sei mesi” di ricognizione “poi inizieranno a uscire Lep, costi e fabbisogni standard”, sottolineando che “avevo messo provocatoriamente una bozza sul tavolo sennò non si sarebbe mai partiti”.