Non è bello quello che è seguito alla morte di Ciccio Mascetti, che non è stato solo un grande giocatore e tecnico del calcio italiano e del Verona, ma un nostro concittadino apprezzato e benvoluto da tutti quelli che l’hanno conosciuto. 

Non è il caso di sollevare polemiche per quella che è sicuramente stata una enorme gaffe, ma il Verona avrebbe dovuto essere più attento ad onorarne la memoria. Essersi ricordati di mettere il lutto al braccio, come si usa per le squadre di calcio quando scompare una persona che a vario titolo ne ha fatto parte, è stata una brutta svista, riparata solo con 45 minuti di ritardo quando i giocatori di Setti si sono presentati alla ripresa con la fascia nera al braccio. Una mossa riparatrice che a molti è suonata come “ pezo el tacon del buso”. E se di questo gesto tardivo la responsabilità ricade sulla società, quella di non aver osservato un minuto di silenzio prima dell’inizio della partita è una responsabilità che va condivisa anche con la Lega Calcio di serie A. 

Al dispiacere per la morte di un nostro concittadino, veronese d’adozione, e di una bandiera del calcio scaligero s’aggiungono le legittime espressioni di critica di certi comportamenti da parte della figlia Matilde Mascetti che sulla sua pagina Facebook ha scritto “lasciatelo riposare in pace. Ha lottato abbastanza. Non fate null’altro in sua memoria se non siete in grado di farlo perché lo state facendo morire ad ogni mossa fatta con goffaggine”. Come non darle ragione?