La lezione della Lega scaligera ad un centrodestra che non vuole pensare né al passato né al futuro

(di Bulldog) Si dice che la politica è sempre più lontana dalla gente; che i partiti mandano avanti soltanto dei “nominati” senza la possibilità, per gli elettori, di incidere nelle scelte. E a Verona, nel centrodestra, si dice che la sconfitta di giugno che ha portato Damiano Tommasi a diventare sindaco non soltanto non è stata metabolizzata ma nemmeno è stata affrontata, discussa, analizzata. Si è perso. Si è andati a casa. Nessuno ne parla (in effetti, col morto in casa non è simpatico…) e tutti pensano e temono che fra quattro anni e mezzo ci ritroveremo davanti ad una nuova puntata del duello Flavio Tosi-Federico Sboarina. Ovvero il centrodestra, per ora, si appresta a perdere di nuovo.

Questa è la vulgata. Poi c’è la realtà. Ovvero un partito al governo sino a giugno della città, la Lega, che su questo tema ci fa un congresso (dopo aver rinnovato tutti i suoi rappresentanti nelle sezioni dell’intera provincia) ed eleggerà domenica una nuova classe dirigente. Oltre 600 delegati in Fiera dovranno/potranno discutere se la scelta di sostenere Sboarina sia stata giusta o sbagliata; se la sconfitta vada imputata al gruppo dirigente che aveva evidenziato i limiti di quella candidatura e che aveva cercato un terzo nome fra i duellanti oppure, au contraire, vada messa in conto a quanti hanno spinto dall’altra parte; se la sconfitta sia è stata soltanto sfiga e se il centrodestra abbia bisogno di ripensarsi a Verona cogliendo le opportunità che nascono dal combinato disposto di Presidenza della Camera-governo Meloni-Presidente della Regione-ministro alle Infrastrutture-vicepresidente Veneto ed assessore alle Infrastrutture…Insomma, per essere una classe dirigente “sconfitta” non butta proprio male, magari lavorandoci sopra qualcosa di buono (come fatto ad esempio sull’AutoBrennero la settimana scorsa: in otto ore via libera a 1,2 miliardi di investimenti nel Veronese) ne esce fuori.

Ad ogni modo: 600 “grandi elettori”, tre candidati; tre curricula di peso; tre visioni del passato e tre idee di futuro da confrontare e far votare. E per fare questo, il segretario uscente che pur avendo i numeri per farcela si fa da parte per favorire il confronto… Tutto questo in casa Lega. Tutto questo mentre FDI e Forza Italia di quanto successo non parlano e certamente su questo non votano al loro interno preferendo creare “correnti”…

E’ una bella lezione di democrazia. Un bel segnale di rispetto verso gli elettori del centrodestra tutto e non soltanto della Lega.

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