L’ultimo sondaggio (Demos) uscito per il Veneto, perché poi sono vietati dalla legge elettorale, dà Fratelli d’Italia al 30%. Una percentuale che va oltre le previsioni più rosee degli stessi Fratelli che a Verona, alle ultime regionali, il dato elettorale più omogeneo rispetto alle politiche e quindi più affidabile per dei confronti, aveva preso il 17%. Più di tutte le altre province: Verona è la capitale veneta della destra da sempre.  Lo è stata per il Msi e per Alleanza Nazionale, lo è oggi per il partito della Meloni, che non per niente ha puntato su 5/6 candidati veronesi che ragionevolmente potrebbero essere eletti. 

Non a caso la narrazione di Giorgia Meloni, nel Veneto, è cambiata: non è la “marcia sulla Padania” o la “Venezia città aperta” come sostiene il “Poiana”, l’attento personaggio di Andrea Pennacchi (nella foto) che racconta vizi e virtù dell’elettore-medio veneto, ma il cambio di passo è evidente. Nelle ultime due interviste concesse ai quotidiani regionali, Meloni rimanda al mittente le accuse di “ambiguità” sull’autonomia regionale: «Noi non eravamo al governo, cosa ha fatto su questo tema chi al governo c’era? L’autonomia è nei nostri patti di governo e noi le promesse le manteniamo».

Dietro FdI il Pd, ma con un distacco incolmabile: al 18,3%.Quindi la Lega al 14,4%, meno della metà dei Fratelli. Segue Forza Italia all’8,7%. E poi Azione/Italia viva al 7%, i grillini al 6,2%, Verdi e Sinistra al 4,2% e + Europa al 2,8%.

Cosa comporterà per la politica veneta se queste previsioni verranno confermate nelle urne? Che il centrodestra in Veneto fosse vincente era scontato. Inevitabilmente, gli equilibri regionali, che finora erano incentrati sulla Lega e soprattutto sul grande consenso di cui gode il governatore Zaia, sarebbero destinati a cambiare.

Mancano 2 anni e mezzo alle elezioni regionali e Zaia non si potrà ricandidare in quanto ha già fatto tre mandati. Se FDI si dovesse confermare il partito di maggioranza relativa, va da sé che chiederebbe la presidenza della regione. Una posizione di grande prestigio anche a livello nazionale essendo il Veneto una delle regioni trainanti l’Italia. E nell’ambito del partito Veneto, dati i rapporti di forza fra le varie province, potrebbe essere proprio Verona ad esprimerlo. Un modo che servirebbe non solo a realizzare un turnover nel centrodestra nella guida politica della Regione, ma anche a riequilibrare i rapporti di potere nell’ambito della geografia, visto che Verona non ha più avuto un governatore dal 1980.

Sempre che non abbia proprio ragione il Poiana: “Se dopo trent’anni non c’è ancora l’autonomia nel Veneto, non sei tu governo che ora ce la dai, siamo noi che non la vogliamo più!”.