Giulio Cesare nella causa di divorzio da Pompea intentata per averla sorpresa sotto il tetto coniugale ‘in compagnia’ di Clodio, non fece menzione del fatto perché, disse, sua moglie non poteva nemmeno esser sfiorata dall’ombra del sospetto: era la moglie dell’Imperatore! Da qui il detto che coloro che rappresentano o governano il popolo, devono essere come la moglie di Cesare: non possono essere nemmeno sfiorati dal sospetto. E nel caso ciò avvenga, hanno il dovere di dimettersi.

Non si tratta di un ragionamento giuridico. Qui il garantismo non c’entra. Sappiamo benissimo che tutti sono innocenti fino a condanna definitiva. E’ un ragionamento politico. Per rappresentare la Nazione o, ancora di più, per governarla, non solo devi essere integerrimo, ma devi anche apparirlo. Questo per intuibili motivi di credibilità istituzionale, di prestigio della carica, di rispetto per chi ti ha nominato.

Certe posizioni hanno delle prerogative uniche, chiamiamole pure privilegi, alle quali però corrispondono obblighi altrettanto unici. Della serie: onori e oneri.

Così se un semplice cittadino, un idraulico, un agricoltore o un impiegato si  trova a essere indagato dalla Magistratura per qualche motivo, non ha motivo di dimettersi dal posto di lavoro o di cessare l’attività.
Per un ministro è diverso. Già il fatto di essere chiacchierato, di non godere di un’immagine di riconosciuta onestà, poco importa se a torto o a ragione, dovrebbe indurre l’interessato ad abbandonare l’alta carica che ricopre. Non parliamo poi se addirittura è indagato.

Questo vale per tutti. Ed anche per Daniela Santanché che, per onesta che sia, a causa di sue vicende personali, non politiche, è indagata per ‘bancarotta fraudolenta’ e ‘falso in bilancio’. Ciò ne indebolisce il ruolo politico, mette in imbarazzo il governo e il partito d’appartenenza. Quindi dovrebbe dimettersi. Sarebbe un bel gesto, che la distinguerebbe da tanti altri politici che sono rimasti abbarbicati alla loro carica fino a quando proprio non hanno potuto fare a meno di mollarla. Non sarà la moglie di Cesare Daniela Santanché, ma dal momento che ha accettato dei fare il ministro e non è una semplice cittadina, non deve aspettare la sentenza definitiva: basta il sospetto.