La Raggi come Monti: quando i nemici diventano modelli

(di Marco Marturano) Olimpiadi 2024 bye bye. Il Sindaco di Roma ha riproposto la più classica delle scoperte dell’acqua calda ripetendo fedelmente il verbo di Beppe Grillo e dei vari Direttori del M5S: le Olimpiadi a Roma nel 2024 “nun sanno dd’afa’”. Punto. Il giudizio su quanto sia giusta o meno la decisione di Grillo di cui si è fatta portavoce la Sindaca di Roma è stato ampiamente argomento di dibattito in questi giorni.
Il tema interessante da approfondire è invece quello delle argomentazioni che ha scelto di utilizzare la Raggi. Ovvero il fatto che le Olimpiadi a Roma scatenerebbero un’esplosione di speculazioni edilizie mai vista fino ad ora.
Anche qui nulla di nuovo e di originale. Ma la vera novità da studiare è quella della ennesima straordinaria omologazione del M5S con quella politica che teoricamente ne ha generato la nascita e spiegato il senso fino ad oggi e di sicuro il successo alle politiche del 2013.
In particolare (come alcuni hanno sottolineato) le argomentazioni del rifiuto delle Olimpiadi 2024 da parte di Grillo e (come tramite) della Raggi sono decisamente simili a quelle utilizzate da Mario Monti circa 5 anni fa da premier tecnico.
Allora Monti si agganciò alla fase di emergenza finanziaria del paese che aveva dettato la sua scelta come Presidente del Consiglio e si ispirò al disastro dei Mondiali di nuoto di Roma organizzati poco prima per respingere la candidatura della capitale per le Olimpiadi 2020.
Il rischio allora come ora sarebbe stato (secondo Monti e secondo la Raggi) il presunto malaffare che sarebbe stato generato dall’organizzazione dei Giochi e la relativa devastazione del territorio.
La notizia vera è che quella argomentazione sostenuta dall’allora Presidente del Consiglio Monti rientrava nello standard di un Governo raccontato e percepito come emanazione dell’Europa che imponeva alla nostra Italia una dieta pesantissima nel nome del rigore per evitare il quasi default e l’esplosione dello spread che nell’autunno 2011 aveva determinato la caduta del Governo Berlusconi.
Quel rigore e quella dieta che hanno prodotto quel clima depressivo nel Paese che, guarda caso, ha portato Monti a incassare un ben misero risultato elettorale e ha fatto schizzare in alto l’asticella di un partito in particolare.
Quel partito, il M5S, che più di tutti gli altri (che avevano sostenuto il Governo Monti o lo avevano mollato appena prima delle politiche) poteva presentarsi come il principale interprete della rivolta contro l’austerità Montiana e contro l’Europa. [//]
Ecco quel nemico che ha generato una parte significativa di quel 25% incassato dal M5S alle politiche del 2013 è diventato oggi per la Raggi (e quindi per Grillo) talmente tanto un modello da copiarne pure le argomentazioni e soprattutto l’idea di Italia destinata antropologicamente a essere la terra dei furbetti.
In due mosse semplicissime insomma la Raggi si è messa idealmente sulla parete del suo ufficio in Campidoglio a fianco al Presidente Mattarella anche l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti. Forse, dopo gli sbandamenti che hanno caratterizzato la fase iniziale di vita della Giunta Raggi, adesso è venuto il momento di assumere dei riferimenti politici di governo più solidi.
Chissà se i risultati di consenso della nuova versione dell’austerità a cinque stelle made in Roma saranno gli stessi di Scelta civica alle politiche 2013.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail