La riforma del catasto, oggi silenziata dalla guerra, poi si farà sentire nelle tasche dell’80% degli italiani che possiedono una casa

(di Giorgio Sartori) Da giorni altre nefaste notizie, purtroppo, stanno occupando le pagine dei giornali e la questione della revisione del catasto è passata in seconda o terza fila. La questione, prima o poi, riaffiorerà. E’ una materia estremamente delicata per il nostro Paese, considerato che, stando ai dati, l’ottanta per cento degli Italiani possiede immobili. Il dato più elevato tra gli Stati che formano l’Unione europea, la quale ha chiesto all’Italia di por mano, anche, all’esenzione IMU sulla casa dove si abita. La revisione del Catasto, di cui si è parlato tanto prima dell’evento bellico in corso, transita, giocoforza, attraverso la revisione delle rendite catastali, il cui meccanismo è patrimonio conoscitivo di tutti i proprietari del “mattone”. Che vi sia una forte disparità di valori tra immobili ed immobili, è fuor di dubbio, ma da qui mettere in atto una revisione generalizzata delle rendite ne dovrebbe correre. Vi sono, per fare un esempio, appartamenti collocati in immobili di pregio, che possono avere rendite più basse di appartamenti inseriti in fabbricati degli anni 50, edificati con la formula dell’edilizia pubblica (piano Fanfani, piano Tupini, Ina casa, Incis ecc.). E andando avanti nella disamina si rileva che questi ultimi si trovano classificati in A2, mentre appartamenti costruiti successivamente, anni 60/70, nella stessa zona, sono classificati in A3. Il Presidente del Consiglio, nell’ambito del confronto con le Forze politiche, ha ripetutamente affermato che i proprietari di immobili con il futuro Catasto non pagheranno di più. Mi piacerebbe sapere su quali basi si è formato tale convincimento, visto che qualsiasi modifica porterà, sicuramente, le rendite a valori più o meno vicini a quelli dell’osservatorio mobiliare italiano, strumento curato ed aggiornato ogni semestre dall’Agenzia delle entrate. Una revisione del Catasto mirata, chirurgica, che veda anche i Comuni protagonisti, in quanto conoscitori del proprio territorio, è da privilegiare rispetto ad una revisione a valanga nella quale ci sarà sempre chi pagherà di più e chi pagherà un po’ meno. E magari chi pagherà di più potrà essere il pensionato che occupa, da sempre, un appartamento costruito, nel dopoguerra, con le risorse dell’edilizia pubblica.

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