“Le donne bianche qui non salgono”. Sono loro i razzisti che vogliono comandare a casa nostra. Non possiamo stare con le mani in mano. Bloccare gli arrivi prima che sia troppo tardi

(di Paolo Danieli) “Le donne bianche qui non salgono”. Questo dicevano ii teppisti arabi sul treno Peschiera-Milano mentre molestavano sessualmente delle ragazze italiane. Probabilmente gli stessi che a Peschiera si sono resi protagonisti di un pomeriggio di violenze che hanno scatenato la reazione indignata di tutti i cittadini onesti.

“Le donne bianche qui non salgono”. Ci rendiamo conto della gravità di questa affermazione? Del pericolo che contiene? Della mentalità di chi l’ha profferita?

La prepotenza e la violenza dei teppisti africani confluiti a Peschiera sono ben poca cosa rispetto all’enunciazione contenuta in quella frase. Va analizzata. Vietato lasciarla passare così. Dietro quel “le donne bianche qui non salgono” c’è tutto il programma della teppaglia e dell’invadenza nordafricana.

Sta a significare che, alla faccia dell’accoglienza, i primi ad essere razzisti sono proprio quelli che del razzismo dovrebbero essere vittime. Sono quei giovani arabi a dividere l’umanità in “bianchi” e “non bianchi”. Dove “bianco” non significa solo il colore della pelle, come vuole la vulgata cosmopolita. “Bianco” per loro è quel tipo umano da odiare in quanto è il popolo che li ospita, il ‘padrone di casa’ che ha in mano il potere che ha fatto le regole che loro infrangono con la violenza. E dicendo “qui non salgono” affermano con semplicità unica il loro progetto: le regole le vogliamo fare noi. Con la violenza. Quella stessa violenza che sta a monte dell’atto di molestare le ragazze “bianche” irridendo loro. Lo stesso avvenne in piazza Duomo a Milano l’ultimo dell’anno. Lo stesso avvenne a Colonia, in Germania l’anno prima. Protagonisti sempre loro: gli arabi. Una costante.

Ovviamente non tutti gli arabi sono così. Però quello che colpisce è che protagonisti di questi episodi siano sempre giovani immigrati o figli di immigrati della stessa etnia. In prospettiva, quando a causa della nostra denatalità e della loro prolificità costituiranno una massa critica sufficiente e la loro aggressività potranno organizzarla meglio, diventeranno un grosso problema. Anche per questo i loro arrivi in Italia devono essere bloccati subito. Meglio la prevenzione della cura

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