L’edilizia vuol tornare a crescere ma non trova dipendenti. Ance lancia l’allarme: cadono nel vuoto sei offerte su dieci

Nel 2021 anche le imprese edili hanno ripreso ad assumere, ma si sono scontrate con il nodo irrisolto della difficoltà di trovare profili adeguati. Tanto che nel comparto costruzioni sei offerte di lavoro su dieci non trovano candidati. Un problema che si aggiunge ad altri ormai colsolidati. Per trasformare in realtà i progetti stimolati dal Superbonus e dal Pnrr dobbiamo superare alcuni ostacoli che oggi non permettono di rispondere alle esigenze delle imprese”, spiega il presidente di Ance Verona Carlo Trestini. “In primo luogo l’aumento delle materie prime, dei lavoratori e dell’energia, con costi per le imprese che spesso superano i ricavi reali”. Sull’aumento dei costi lo stesso ministro dell’Economia Daniele Franco ha evidenziato il rischio di vanificare i benefici degli investimenti dei fondi europei.

Superbonus e Pnrr stanno quindi spingendo il settore e la domanda di manodopera è altissima, così come sono generosi i fondi disponibili. Però è improbabile che questa mole di lavori sia affrontata nei tempi previsti. Le cause? La lentezza della burocrazia e ancor più la mancanza di mano d’opera. Esatto: manca la la forza lavoro. Ecco perché Ance Verona lancia un vero e proprio allarme. “Ci troviamo in una situazione paradossale”, aggiunge Trestini: “abbiamo opportunità di lavoro impensabili solo fino a un paio di anni fa, ma manca il personale necessario per aprire i cantieri. La nostra associazione riceve quasi quotidianamente richieste di personale da parte delle imprese associate, alle quali non riusciamo purtroppo, a dare una risposta”.

Carlo Trestini, presidente di Ance Verona
Tiziano Barone, presidente di Veneto Lavoro

Un effetto anche del decennio nero dell’edilizia, tra il 2008 e il 2018, quando le imprese furono decimate, il 60% della manovalanza migrò verso altre collocazioni e molti stranieri rientrarono nei Paesi di origine. Manca soprattutto la manodopera qualificata: il fabbisogno stimato a livello nazionale è di almeno 265 mila operatori, tra cui oltre 20 mila neccessari nel solo Veneto. Sono cappottisti, serramentisti, tecnici specializzati nella conduzione e a manutenzione di macchine da cantiere, tecnici capaci di gestire georadar, rilievi con droni, analisi digitalizzate dei sottoservizi o specializzati in gare e appalti sostenibili. Ancora oggi purtroppo l’edilizia è vista come un lavoro di serie B. Nei fatti la tecnologia ha fatto passi da gigante e il cantiere non è più come lo si immaginava qualche anno fa. Se un giovane ha voglia di imparare, o un adulto intende riconvertire il proprio percorso professionale, le prospettive, anche dal lato economico, sono molto interessanti.

A Verona c’è una scuola di formazione edilizia, l’ESEV-CPT (Ente Scuola Edile Veronese), che ogni anno tra corsi di formazione e per la sicurezza sui cantieri accoglie nelle aule più di 3000 persone che tornano in aula per specializzarsi. La Scuola Edile scaligera propone corsi per apprendisti, ingresso alla professione per operai specializzati, percorsi dedicati a tecnici e capicantiere. La manualità gioca sempre un ruolo primario, come nel caso della conservazione di intonaci e architetture di grande pregio, ma va sempre più a braccetto anche con la tecnologia. Il futuro è ad esempio nei processi digitali BIM (Building Information Modeling), per pianificare, realizzare e gestire costruzioni attraverso il software, come anche nel management dei processi di produzione per l’edilizia sostenibile o nella digitalizzazione dei processi aziendali per lo sviluppo di competenze trasversali.

A livello nazionale la quota delle attività alla ricerca di personale si attesta al 61%. Nel Veronese il 37% delle ricerche non va a buon frutto, ma in tutto il Paese oltre un terzo delle assunzioni si rivela più complessa del previsto. Nel 16,2% dei casi mancano gli aspiranti lavoratori, nel 12,8% essi non possiedono una preparazione adeguata. Il Bollettino 2021 del Sistema informativo Excelsior mostra le specificità del mercato del lavoro locale: tra i lavoratori più ricercati ci sono appunto gli specialisti del comparto costruzioni, per i quali (ma vale anche per i trasportatori) le difficoltà di reperimento hanno toccato le punte più elevate, rispettivamente il 58 e il 53%.

“La questione dello squilibrio tra domanda e offerta di impiego nel mercato del lavoro si sta accentuando. Ormai su 100 ricerche effettuate dalle imprese, per la metà c’è una scarsissima disponibilità, perché mancano fisicamente le persone a causa del calo demografico che nei prossimi anni diventerà sempre più pesante nella fascia dei giovani”, osserva Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro. “Il resto delle posizioni, in alcuni casi, si rivela già ora di difficile reperimento a causa delle inadeguate competenze dei candidati. Su questa fascia però si può ancora lavorare, e confido che il Pnrr ci possa dare un grande aiuto”.

La Regione Veneto ha inviato in questi giorni al ministero del Lavoro il proprio piano Gol (Garanzie per l’occupabilità dei lavoratori), che prevede percorsi di reinserimento lavorativo attraverso azioni di aggiornamento (upskilling) o riqualificazione (reskilling), inclusione per le fasce più deboli o iniziative di ricollocazione collettiva in seguito a crisi aziendali. Entro il 2025 arriveranno in Veneto circa 54 milioni di investimenti, da destinare al reinserimento lavorativo per orientare i candidati verso gli sbocchi in cui c’è più domanda. “Serve in tempi brevi personale generico, qualificato e tecnico”, sintetizza e conclude Trestini: “un problema che era già presente, ma che ora è diventato estremamente critico perché non consente alle imprese di assumere e, quindi, di crescere”.

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