Tutti erano convinti che la debacle elettorale della Lega avrebbe portato alla destituzione di Salvini e alla sua sostituzione con qualcuno della corrente ‘dei governatori’. E invece no.

Il crollo di consensi è stato assorbito in men che non si dica. A parte qualcuno, nessuno ha osato mettere in discussione la leadership. Addirittura Salvini si è rafforzato.
E’ determinante nella coalizione, dove Lega e Fratelli d’Italia costituiscono i due pilastri di destra che sono maggioritari. E’ entrato nell’esecutivo con posizioni di tutto rispetto, prima fra tutte quella di Giorgetti che è ministro dell’Economia, uno dei più importanti, se non il più importante. Ha fatto eleggere Presidente della Camera un suo uomo, Lorenzo Fontana, che ricopre così la terza carica dello Stato. 

Questo rafforzamento ha una ricaduta in Veneto, dove c’è Zaia che, a torto o a ragione, è considerato uno dei rivali di Salvini, sia per leadership che per linea politica. Una linea, quella del governatore, più moderata, più attenta all’Autonomia che alle problematiche nazionali. Sul territorio gli ‘Zaia boys’ e tutti quelli che non gradiscono la gestione salviniana del partito in Veneto si aspettavano che al crollo elettorale seguisse un ribaltone interno. E invece no.

Al di là delle dinamiche congressuali, che sono cosa interna al partito, quello che risulta all’esterno è che anche in Veneto si rafforza la linea Salvini. Vediamo perché.

E’ soprattutto una questione di prospettiva. Sia lui che Fontana, che è il leghista veneto di rango  più alto, hanno davanti 5 anni di governo nazionale, sempre che il diavolo non ci metta la coda. Invece Zaia fra poco più di 2 anni, nel 2025, scade dal mandato e non può essere ricandidato perché ha già fatto il terzo giro. Dove va dopo? Certo non in pensione, data l’età e l’energia che ha. Nè può star fermo 5 anni, fino le prossime politiche. Ecco allora che nel 2024 ci sono le elezioni europee. L’unica possibilità che ha Zaia, se non vuole andare a coltivare le vigne dell’amato prosecco, è di farsi eleggere in Europa. E poi si vedrà. Ma se va a Bruxelles non può essere anche a Venezia. Quindi a primavera 2024 si dimette. Per legge la guida passa alla vice, la veronese Elisa De Berti, che resta in carica fino a che non vengono indette le regionali, cioè per qualche mese. Sarà poi tutto da vedere chi sarà il candidato del centrodestra.

Ma questo ai fini del nostro ragionamento non interessa. Per ora. 

Tutto questo per dire che in Veneto tutto gioca in favore di Salvini e di chi lo rappresenta. E Verona  non fa eccezione. Anzi.