L’Istat conferma il prezzo che Verona sta pagando al Covid

(di Gianni De Paoli) C’è chi dice che il Covid è una normale influenza e che i morti non ci sono. O, se ci sono, non sono morti “per Covid” ma “con Covid”. Il che significherebbe che sarebbero morti comunque per altre malattie e che i decessi verrebbero arbitrariamente attribuiti alla pandemia. “Perchè non hanno fatto l’autopsia?” dicono, come negli ospedali ci fosse un ordine dall’alto di nascondere le vere cause. L’autopsia non viene fatta sistematicamente per due motivi. Primo, può essere motivo di contagio. Secondo, è una spesa. Un esame autoptico costa sui 1000 euro. Meglio spenderli per i vivi, no?

Ad ogni modo, se si vuol sapere la verità, anche senza andare ad analizzare caso per caso, basta guardare i dati Istat. Essi contengono il confronto con il dato aggregato dal 2015 al 2019 della media dei morti di quel quadriennio suddivisa per mese. Mancano, ovviamente, i dati di dicembre che non sono ancora stati elaborati. Quelli di novembre sono frutto di una stima da parte dei demografi. Ma li conosceremo presto.

A Verona, tanto per restare a casa nostra, nel 2020 ci sono stati più decessi rispetto al quadriennio precedente. E precisamente 1312 morti in più. Andando a considerare mese per mese, salta all’occhio che l’aumento maggiore coincide con i mesi della prima e della seconda ondata

Nel bimestre gennaio-febbraio c’erano stati 44 morti in meno. Ma in marzo ce ne sono stati 266 in più. In aprile 375 in più. 119 in più fra maggio e settembre. 115 in più in ottobre, 476 in più in novembre. Tutti questi decessi in eccesso rispetto al quadriennio precedente, anche senza andare a leggere le cartelle cliniche, non possono che essere dovuti al Covid. Senza considerare che con le restrizioni sono diminuite e quasi azzerate le morti per incidenti stradali e sul lavoro. Non è bello fare questo genere di conti. Ma purtroppo servono per avere la consapevolezza di quanto grave sia la situazione che stiamo vivendo.

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