L’Oms-Europa pubblica la Carta di Bucarest che dà le linee per affrontare la crisi dei sistemi sanitari

Si è riunito a Bucarest la rappresentanza europea dell’Oms per fare il punto sulla crisi del personale sanitario nei paesi del continente determinata dalla mancanza di organici, da retribuzioni basse e da carenze organizzative. Crisi che ha visto arrivare allo sciopero i medici in Francia, in Germani e in Uk per manifestare il loro malessere. I sistemi sanitari sono in piena crisi. Questa è dovuta all’anzianizzazione generale ma anche del personale sanitario.
L’Oms prevede “un imminente collasso in aree chiave dei sistemi sanitari a meno che non vengano affrontate subito azioni politiche rapide e concrete questi problemi, a partire dal personale sanitario”. 

Lo strumenti principali sono il coinvolgimento dei giovani nelle professioni sanitarie e il mantenimento min servizio del personale che già c’è e che a causa delle cattive condizioni di lavoro è spinto ad abbandonare. Non si tratta quindi di un problema solo italiano, ma europeo.
Per dare le linee guida da seguire per affrontare tutte queste problematiche l’Oms-regione Europa ha pubblicata la Carta di Bucarest, nella quale si riconosce agli operatori sanitari di costituire la spina dorsale dei sistemi sanitari che sono in difficoltà, non tanto per gli strascichi della pandemia, quanto per la crescente domanda di prestazioni date dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento di richiesta di salute.
Fondamentale è il reclutamento di medici e infermieri che in molti paesi, per diversi motivi, non intraprendono le professioni sanitarie. E non si tratta solo per le difficoltà che il settore ha palesato durante l’emergenza Covid, ma anche per le condizioni di lavoro non appaganti e a volte poco sicure.
L’Oms invita quando alla collaborazione fra i paesi per condividere le esperienze applicate per sanare questa situazione.
Di sicuro bisogna attrarre saper attrarre e coinvolgere più operatori sanitari e assistenziali, facilitandone l’accesso alle professioni e rendendo appetibili le condizioni di lavoro con maggiori investimenti.

E qui, noi che viviamo le difficoltà del Ssn italiano, non possiamo che arrivare alla conclusione che tutti i problemi del sistema arrivano ad un imbuto. L’insufficienza delle risorse dedicate alla sanità, che è bene ricordarlo rappresentano solo il 6,1% del Pil, gli sbarramenti posti in maniera miope da vent’anni all’accesso alle facoltà mediche, nonché il sistema delle specializzazioni. Se non si vuole arrivare al collasso è necessario arrivare al più presto ad un’apertura che consenta l’accesso alle professioni sanitarie di tutti quelli che si sentono portati a intraprendere questa strada lavorativa. La selezione? Sul campo, come è sempre avvenuto.

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