Macché crisi: Aptuit ha scalato il gruppo Evotec che l’ha acquisita nel 2017. E oggi (dieci anni dopo Gsk) cresce e ha più addetti grazie a ricerca e produzione

(s.t.) C’è stato un momento, quando nel 2010 GSK aveva cominciato a sfilarsi da Verona, che pochi erano disposti a scommettere sul futuro del suo centro ricerche, uno tra i più prestigiosi d’Europa e un fiore all’occhiello per la città. Sembrava avviarsi su una china discendente, destinata a chiudersi con la fine di un percorso partito nel 1932, quasi novant’anni fa. Competenze, personale e una capacità di generare valore e conoscenze che un tempo ci sembravano inscindibili dalla realtà veronese. Invece l’entrata in scena di Aptuit ha dato al centro ricerche nuovi stimoli e la capacità di raggiungere traguardi inattesi, e anche l’acquisizione di Aptuit nel 2017 da parte del gruppo tedesco Evotec è andata in questa stessa direzione. E c’è di più: la volontà espressa dai vertici di impegnarsi in progetti di valore anche sociale ne sottolinea l’intenzione di giocare un ruolo trainante per la responsabilità d’impresa verso il territorio.

Ne ha parlato Il Sole 24 Ore nell’approfondita intervista che Luca Benecchi ha fatto all’amministratore delegato di Aptuit, Ciriaco Maraschiello (nella foto). Innanzitutto i dati confermano che l’azienda è sulla strada giusta. Anche nell’anno segnato dal Covid-19 la crescita sarà del 6-8%, anche perché proprio il virus ha sfidato i ricercatori a dare il meglio, sviluppando una nuova tecnica per le diagnosi e testando i protocolli di sicurezza sul futuro vaccino. Merito dell’abitudine non soltanto a valutare i dati clinici ma anche le innovazioni tecnologiche, oltre a correggere i problemi di organizzazione manageriale di gestioni precedenti.

Buone notizie anche sul fronte dell’occupazione – e ricordiamo quanti (tanti!) veronesi vi lavorano e avevano temuto di dover cambiare – o lo hanno fatto. Le trasformazioni societarie che si sono succedute dimostravano che non era sufficiente un’altissima professionalità e la qualità della ricerca, se il mercato non riceveva l’attenzione necessaria. Di qui la drammatica erosione di risorse qualificate: nel 2014 erano finiti in cassa integrazione 360 dipendenti su 440. È stato necessario il ricentraggio sul segmento produttivo, che in passato era separato dall’area R&S rinunciando ai vantaggi dell’integrazione. Cambiando strategia (e management) Aptuit nel giro di tre anni era risalita già alla quota di 600 persone: oggi sono 700 e le prospettive sono di continuare a crescere. Il segreto ha sempre lo stesso nome in tutte le aziende vincenti: e si chiama rapidità di trasformazione. Nel mondo farmaceutico la chiave è passare alla fase della valutazione della sicurezza di un prodotto in tempi contenuti, che di solito si aggirano sui due o tre anni. La società di via Fleming ha dimezzato la soglia e talvolta l’ha ridotta a un anno. Una differenza che fa la differenza, e che ha reso Aptuit la punta di diamante del gruppo tedesco, tanto da fare ricerca e sperimentazione per i nuovi farmaci e produzione di medicinali su commessa in collaborazione con oltre 200 aziende farmaceutiche nel mondo.

La rapidità e la determinazione al risultato è stata severamente testata nella primavera scorsa, durante la fase più drammatica dell’emergenza Covid-19: il centro ricerche ha lavorato insieme all’ospedale Sacro Cuore di Negrar per accelerare (fino a raddoppiarla) la capacità di analizzare i tamponi. Aptuit lo ha fatto sviluppando un test che non aveva bisogno dei reagenti introvabili, dando così un grosso aiuto ai sanitari nel trattamento dei pazienti. Pensando a questa esperienza, Maraschiello ha detto di riconoscersi nella definizione di “volontariato d’impresa”. Significa mettere a disposizione della società tutte le risorse necessarie e le competenze per sviluppare progetti che abbiano un ritorno per le persone, obiettivi chiari e tempi precisi. Fra tante aziende che quando parlano di responsabilità sociale producono soprattutto chiacchiere, è un bel modo di testimoniare cultura d’impresa e vicinanza al territorio.

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