Marco Padovani. Un militante storico della destra veronese da Palazzo Barbieri a Montecitorio.

Marco Padovani. Uno che ‘non se la tira’, neanche adesso che è stato eletto deputato. Un vecchio militante della destra veronese che ha mantenuto sempre lo stesso spirito quando ha fatto l’assessore, prima nella giunta Tosi e poi in quella Sboarina, ed anche adesso che è arrivato il premio più bello del suo percorso: l’elezione in Parlamento. Padovani, classe 1959, non è da ieri che fa politica.

Quando ha cominciato a militare nella destra veronese?

«Fin da ragazzino. Ero rimasto affascinato dalla sezione del Msi di S.Lucia, e dall’esempio dei suoi militanti, tutti ragazzi del mio quartiere, un quartiere popolare, che oggi è di destra, ma allora era di sinistra. Da questi giovani e dai loro simboli ero attratto. Non solo perché era andare controcorrente, ma anche perché era la testimonianza che il Msi non era, come lo dipingevano i comunisti, il partito dei borghesi e dei figli di papà, ma un partito interclassista, dov’era fortemente rappresentata la componenti ‘sociale’, quella “destra sociale” appunto nella quale continuo a riconoscermi e che ha sempre ispirato la mia azione politica ed anche quella sindacale, visto che sono impegnato anche nell’Ugl come dipendente delle Poste».

E poi è arrivato il tempo di Alleanza Nazionale…

«Con Alleanza Nazionale ho percorso tutti i livelli del cursus honorum di un amministratore. Luca Bajona, che allora era il segretario provinciale, mi aveva chiesto di dargli una mano come commissario della Circoscrizione di S.Lucia/Golosine. Ho iniziato da lì e poi ho percorso tutti gli scalini della carriera amministrativa fino ad assessore comunale». 

E quando tutto sembrava finito, con la sconfitta di Sboarina ad opera di Tommasi, ecco arrivare la candidatura e l’elezione alla Camera…

«Effettivamente non mi aspettavo la candidatura, anche se confesso che mi ha fatto molto piacere. Poi il grande successo di FdI ha fatto il resto. Mai avrei pensato che Verona eleggesse 4 parlamentari. Ed io fra questi!» 

Resta però la ferita della sconfitta alle comunali che a lei, come amministratore, dovrebbe pesare parecchio.

«Già , sono uno dei fondatori di ‘Battiti’. La sconfitta del centrodestra a Verona è oggi però compensata dal grande successo di FdI. Ed è lì che dobbiamo lavorare e far confluire tutte le energie. Ed è questo il futuro e la mia dimensione politica».

E a proposito di amministrazione: che cosa ne pensa del sindaco Tommasi?

«Tommasi? Non pervenuto. Passati i primi 100 giorni dovrebbe marcare di più la sua presenza come sindaco ed invece si stenta a percepirlo. 

Sì, però attaccare la nuova giunta dopo poche ore che s’era insediata non è stata una bella figura…

« Diciamo che era uno strascico della campagna elettorale».

E adesso, da deputato, come intende porsi nei confronti dell’amministrazione Tommasi?

«Guardi, anche se l’attuale amministrazione è di sinistra, come veronese e come rappresentante dei veronesi credo sia mio preciso dovere trovare il sistema per collaborare per il bene della città.

Passati i primi tempi nei quali dovrò prendere dimestichezza con i meccanismi romani, sarò a disposizione per aiutare a portare a termine i progetti che interessano Verona. Ma, data la mia esperienza, mi piacerebbe poter essere utile in una posizione per far crescere le nostre infrastrutture.

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